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Tenet

Cinema

Tenet, il mondo che si srotola avanti e indietro come una pergamena

Tempo di lettura: 3 minuti

Attenzione, il seguente articolo su Tenet contiene spoiler sulla trama. Si consiglia la lettura solo dopo la visione del film.

Qualunque cosa si pensi di Tenet, risulta difficile non ammettere di trovarsi di fronte a un grande regista. Basta la scena iniziale a dare l’idea della qualità del lavoro di Christopher Nolan e dei suoi principali collaboratori, lo svedese Ludwig Goransson che ha composto le musiche e l’olandese Hoyte van Hoytema che si è occupato della fotografia. Veniamo subito inchiodati alle poltrone da un’esplosione di tensione e ritmo che si dipanano lungo le inquadrature geometriche del regista inglese; siamo preda di un meccanismo controllato che viene spinto allo spasimo.

Una sequenza in particolare della lunga scena iniziale rimane nella memoria. C’è un’ incursione seguita da dietro, il ritmo è raffreddato, il nostro punto di vista rispetto a ciò che sta accadendo ci rende passivi, la nostra visuale è parziale, siamo sospesi in una terra di mezzo tra coloro che subiscono l’attacco e la nostra posizione di osservatori esterni. Questo gioco di prospettive rende la sequenza particolarmente efficace e inquietante, suscitando al contempo voyeurismo e fastidio per ciò che sta succedendo.

Le musiche di Goransson pulsano come i segnali elettrici di un sistema nervoso spinto al massimo, spesso a volume quasi fastidioso. Sono completamente concentrate sul creare tensione; abbiamo solo brani elettronici caratterizzati dalla ripetizione e dall’aumento di intensità del suono. Vengono in mente le musiche della nota serie Dark composte da Ben Frost, a cui quelle di Tenet sembrano essere imparentate. I brani di Goransson sono una colonna portante del film, molto potenti ed emotigene.

Poster di Tenet

Il film prosegue animato da un ritmo forsennato e da scene grandiose, gli stessi attori, tra cui Elizabeth Debicki, hanno affermato di non aver mai visto nulla di simile prima d’ora al cinema. La trama è una spy story, come chiosa lo stesso regista, arricchita da una gustosa variante mutuata dalla fisica. Il novecento ha segnato l’epoca del passaggio dal tempo assoluto al tempo relativo con Einstein e Nolan, che fa del tempo una vera e propria cifra stilistica, prende in prestito le ipotesi teoriche di grandi fisici come Richard Feynman e Paul Dirac per costruire un mondo nel quale lo svolgersi degli eventi possa essere srotolato avanti e indietro come una pergamena. Questo espediente gli consente di costruire almeno un’altra scena straordinaria tra le tante, nella quale mostra gli effetti istantanei di ciò che i personaggi, in alcuni dialoghi più o meno didascalici, intendevano con “entropia negativa”: la distruzione torna allo stato iniziale sovvertendo l’esperienza comune dello spettatore. L’idea non sarà nuova di zecca – già in 2001 – Odissea nello spazio di Stanley Kubrick del 1968 si faceva riferimento all’idea di un sovvertimento dell’entropia quando Bowman, da vecchio, ritornava allo stato di neonato – ma l’effetto è visivamente notevole.

Tenet quindi è un film da gustare dall’inizio alla fine, frutto di grande talento e notevole scrupolo tecnico, a proposito del quale citiamo l’uso della innovativa tecnica IMAX che aumenta la risoluzione dell’immagine sullo schermo, che purtroppo rimane fruibile in pochissime sale in tutta Italia. Se qualche difetto c’è, in Tenet, è relativo all’inserimento di alcuni elementi che forse banalizzano lo script: l’algoritmo in grado di salvare il mondo e il triangolo eroe-antieroe e dama da salvare a qualunque costo sembrano aspetti della trama che limitano l’affascinante speculazione di Nolan sul tempo e lo riportano nell’alveo di una spy story classica con connotazioni sul versante “armageddon”, ottimo per il botteghino meno per la qualità della sceneggiatura.

Una scena di Tenet

Un altro limite di Tenet sembra essere un certo appiattimento sul ritmo indiavolato che lo sospinge dall’inizio alla fine. In Inception Nolan aveva dato l’impressione di riuscire a plasmare l’aspetto temporale all’interno del film con maggiore efficacia, qui invece si da l’impressione di puntare tutto o quasi sull’azione, il che può lasciare un’impressione di superficialità, all’interno comunque di un ottimo film.

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