fbpx
Connect with us
Grandi magazzini

Cinema

Rassegna semiseria sul cinema Italiano Medio – Parte 1

Ecco la lista semiseria dei migliori film (per me) del cinema italiano, ormai diventati parte della storia.

Tempo di lettura: 6 minuti

Avvisiamo subito. I contenuti che seguono sono assolutamente non consoni per Ultima Razzia. I miei amici, veri esperti e amanti di cinema, forse mi toglieranno il saluto, o forse mi toglieranno lo spazio che così gentilmente mi hanno concesso in questi mesi. Ma a un certo punto devono emergere le vocazioni di ognuno di noi, e la mia sta tutta nel cinema italiano. Ma non quello d’autore, o meglio, non di registi di nicchia, riconosciuti grandi e stimati. Ho in atto conflitti con moglie e amici sul valore di film e serie tv di un rinomato regista italiano che ho provato a seguire con tutte le mie forze ma che puntualmente mi ha sconfitto. E quindi, tra signore che prendono in faccia acquedotti romani, trame che, limite mio, non comprendo, estetismi inutili almeno per la mia mente limitata e da maschio molto medio – un qualcosa che ho rivalutato dopo aver visto Hammamet, sul quale non voglio esprimermi perché rischio di brutto – sono qui a proporvi una selezione di grandi film italiani. Non per la fotografia, né per la retorica, la semantica o che ne so io. Perché fanno ridere, e di questo si ha bisogno in un film comico, spesso di dubbio gusto, un problema solo per chi non gradisce. Sia chiaro: non ho la pretesa di avere ragione. Ma tra Maccio Capatonda e Sorrentino, io scelgo il primo. Sempre. Ineluttabile, come Thanos (poi passeremo ai film più caciaroni d’America: io e il settore dell’entertainment spiccio siamo amanti da anni). Ovviamente, i film che seguono sono descritti con il linguaggio aulico e ricercato che merita l’argomento. Non sono in ordine di tempo, né in ordine di bellezza. Sono i capisaldi. Non quelli di Valerio Mastandrea nel video di Super Cafone, ma poco ci manca.

ITALIANO MEDIO

Maccio Capatonda in una scena tratta da Italiano Medio
Maccio Capatonda in una scena tratta da Italiano Medio

Continuate a sperticarvi sull’arguta critica alla società di Das Cabinet Des Doktor Caligari (cit., e mi auguro di non dover specificare di chi, dove e quando) e del cinema espressionista tedesco. Qui l’unico che è riuscito negli ultimi anni a fare satira su chi siamo e su quello che stiamo diventando è il signor Marcello Macchia, alias Maccio Capatonda, unico vero sprazzo di genialità nell’abbrutito panorama televisivo moderno. Italiano medio è uno schiaffo in faccia a me, a te che leggi, a tutti quelli che almeno una volta nella vita hanno sfruttato qualcuno, hanno guardato un reality, hanno rinunciato a una mostra per il derby, hanno scelto la discoteca e lo Spritz a un libro. Nato da un trailer altrettanto geniale.

La Battuta

«I miei valori sono la famiglia, la prostituzione e la gazzosa»

(Nota a margine. Chi non ha visto la serie Mario di Maccio, si è perso la più profonda e arguta analisi del sistema mediatico italiano moderno. Altro che The Truman Show).

GRANDI MAGAZZINI

«Ancora paura del cane? Glielo ho detto è tranquillo! L’ho fatto anche castrare!». La risposta è Storia e Leggenda, pronunciata con l’inconfondibile classe di un Renato Pozzetto in grande spolvero. Ecco, il film di Castellano e Pipolo del 1986 è assolutamente rappresentativo di quegli anni, i paninari, il boom dei primi centri commerciali “mascherati” da Grandi Magazzini, il mendicante sorridente, il direttore burbero, lo sfortunato commesso, il bello che delinque. Se avete amato quel tipo con gli occhiali scuri che entra al reparto sanitari e dice al malcapitato Montesano «Me manna Puccio», non potete non avere nel cuore un immenso Paolo Panelli, Lino Banfi e figlia mendicanti sotto l’occhio crudele di Michele Placido, ma soprattutto l’incredibile Nino Manfredi che esce dall’ascensore e dice «Anche Bonanni compra ai grandi magazzini». Con quella classe poteva far tutto, prendere una chitarra e intonare «Tanto pè cantà» e mettere in scena uno dei suoi maggiori ruoli comici di sempre.

La Battuta

Evaristo [al telefono]: «Papà, sono Evaristo, ho conosciuto Umberto Anzellotti il direttore del personale: è una bravissima persona!»

Padre di Evaristo: «E sti cazzi?»

Helèna Anzellotti: «Che ha detto?»

Evaristo: «Ha detto che è commosso!»

FRATELLI D’ITALIA

Sabrina Salerno e Jerry Calà in una scena tratta da Fratelli d'Italia
Sabrina Salerno e Jerry Calà in una scena tratta da Fratelli d’Italia

Sabrina Salerno. E stop. Ma stiamo parlando di film comici, e quindi lasciamo l’argomento ad altre sedi. Le storie che si intrecciano grazie a una Fiat Tipo in giro per l’Italia sono negli annali della comicità greve italica. Perché qui c’è tutto, la bellona che tradisce il marito stupido, il playboy che tenta di circuirla, il commesso che si trova in mezzo al bel mondo fingendosi Cristiano Gardini, il rampollo di un famoso industriale, il tifoso milanista (Carlo Verdone, non l’attore ma il nome del personaggio) in trasferta all’Olimpico “rapito” da due tifosi della Maggica. Parliamo ovviamente del film di Neri Parenti, che ha messo insieme Christian De Sica, Jerry Calà e Massimo Boldi, tre che hanno dato il massimo in un film che fa ridere in più occasioni.

La Battuta

Turchese: «Ma perché non mi ci porti anche me sulla tua barca? L’ho vista in fotografia, è divina!»

Cesare: «Ma perché questa è na merda?!?»

IL RAGAZZO DI CAMPAGNA

Renato Pozzetto in una scena tratta da Il ragazzo di campagna
Renato Pozzetto in una scena tratta da Il ragazzo di campagna

«Beato te, contadino». Il buon Artemio è stanco della sua vita in campagna, dove il momento più eccitante è il passaggio del treno. A quarant’anni molla la madre Giovanna e la spasimante Maria Rosa e parte alla volta di Milano. Ci va in trattore, alla ricerca del cugino Severino Cicerchia, ladro di quarta categoria che lo coinvolge nello scippo prima di una vecchietta, poi di una ragazza, Angela. Artemio scopre tutto e riporta, pieno di buona fede, la borsa alla donna. Lei lo aiuta a inserirsi, trovando al contadino un appartamento che in tempi di coronavirus sarebbe perlomeno fuorilegge. Così, tra un taac e l’altro, Artemio tenta anche di sistemarsi, tra un fantastico colloquio per una agenzia assicurativa, una prova da accompagnatore per un cieco che così cieco non sembra essere, e la consapevolezza di essersi innamorato di Angela, che ovviamente, in quanto moderna, lo rifiuta, con grande gentilezza. Lui non la prende bene e tenta di ammazzarsi. Lo salva un distinto signore che propone una grande occasione, spacciare droga davanti alle scuole. Artemio, contadino e onesto, lo insulta e torna in campagna, dove trova una Maria Rosa diversa, dando il benservito anche ad Angela, tornata alla carica consapevole di essersi sbagliata. Un film da non sottovalutare: le contraddizioni della Milano da Bere, la convivenza tra urbano e rurale, la memoria del passato. Fa ridere e fa pure pensare, senza neanche una scena in un terrazzo con intellettuali annoiati.

La Battuta

Spacciatore: «Sei contento che ti do una chance?»

Artemio: «Eh be’ si eh! Solo che non saprei dove metterla, ho la casa piccola. È ingombrante?»

VACANZE IN AMERICA

Una sorta di raduno della nazionale, tra De Sica, Calà, Amendola, un giovanissimo Gianmarco Tognazzi e il ragazzo della 3C Fabio Ferrari. Gli studenti della scuola San Crispino vanno in gita in America, accompagnati da due sacerdoti, don Buro, alias Don Rodolfo da Ceprano, e l’anziano don Serafino. Tra incursioni al casinò e in altri locali di dubbio gusto, gli immancabili bucatini in risposta agli hamburger, amori finiti male, le avances della sempre ottima Edwige Fenech a Buro, è una fedele rappresentazione dei vizi e delle virtù degli italiani in vacanza all’estero. Il calcio sempre presente: tra le scene cult un Roma-Juve alla Valle della Morte, con espulsione di Peo Colombo da parte del direttore di gara Don Buro. Senza cartellino rosso, ma con un santino. Epico.

La Battuta

Don Buro: «Tiè, beccate ‘sto santino, è un santo delle mi parti, è San Crispino che protegge il bianco, il nero e il burino!»

VACANZE DI NATALE

Christian De Sica in una scena tratta da Vacanze di Natale
Christian De Sica in una scena tratta da Vacanze di Natale

Potrebbe tranquillamente essere l’altra faccia di Sapore di Mare. L’anno è lo stesso, diversa è la stagione, il primo è ovviamente ambientato tra vicende e amori estivi, questo nella splendida cornice di Cortina. E potremmo parlarne ore di Vacanze di Natale, che vede protagonista la famiglia Covelli, con Riccardo Garrone capofamiglia, e i figli Roberto, Diamante e Luca, e la famiglia Marchetti, del papà Mario Brega affezionato a Ovindoli, e di Mario, compagno di Curva Sud del ricco Luca. Senza dimenticare Billo, cantante di piano bar e ovviamente play boy, personaggio cucito su misura per Jerry Calà, innamorato di Ivana, moglie di Guido Nicheli. Il resto è semplicemente storia, non serve neanche entrare troppo nel merito di questo film, le cui citazioni dovrebbero essere patrimonio di ognuno di noi.

La Battuta (è stato molto difficile).

Giovanni: «Oh dimme un po’ mo, sta Samantha ma… ma che me rappresenta?»

Roberto: «È un’amica… l’ho anche castigata!»

Giovanni: «Che vor dì castigata?»

Roberto: «Uuuh, papà so moderno, castigo la straniera e vado a letto co Zartolin. Pensa che ci diamo ancora del lei. Zartolin, tenga, la mutanda!»

Giovanni: «Roberto, è tuo padre che ti parla: MA VEDI D’ANNA’ A FANCULO!»

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti al nostro canale Telegram

Telegram

Seguici su Instagram

Loading...

Seguici su Facebook

Ultimi articoli

Leggi anche...

Connect