James Wan, negli anni, è diventato uno dei registi horror più influenti della sua generazione. Si devono a lui saghe cult e redditizie come Saw, Insidious e The Conjuring (da cui ha preso forma un intero universo horror). Dal 2016, anno di The Conjuring-Il caso Enfield, non curava la regia di un film horror ed ora è ritornato, per la gioia dei suoi fan, con Malignant. Storia originale, una bella idea con tanti spunti di riflessione ed ispirata fortemente dallo slasher anni ’80 che lascia intravedere come non abbia mai perso il suo tocco dietro la macchina da presa. Un serial killer sovrumano, una final girl vittima prima ed eroina poi e una serie di omicidi violenti e terrificanti, a causa dei quali il film è stato vietato in Italia ai minori di 14 anni. Questi sono gli ingredienti principali di Malignant, mentre a fare da contorno una serie di temi e scelte stilistiche che creano un contesto inaspettatamente interessante.
Il passato non muore mai
In un inquietante ospedale psichiatrico, una dottoressa è impegnata a sedare le crisi di un suo paziente particolarmente violento. Non c’è nulla da fare però, la donna afferma che “il cancro va estirpato”. Un salto temporale ci presenta Madison (Annabelle Wallis), una donna in attesa di un figlio e con un marito non propriamente prossimo alla santificazione. Una lite tra i due, l’ennesima a quanto pare, provoca una ferita in testa alla donna. Madison ha subìto violenze e soprusi dal marito molte volte, eppure quella ferita scatena in lei un cambiamento e nella sua vita ritorna l’ombra di Gabriel, il suo amico immaginario dell’infanzia. Maddie inizia ad avere inquietanti visioni degli omicidi da lui compiuti e vi assiste da spettatrice in prima fila. La connessione mentale con l’assassino è l’inizio di un incubo dai risvolti inaspettati e scioccanti.
Uno slasher contaminato
Wan, dopo la parentesi da blockbuster di Fast and Furious 7 e Aquaman, è ritornato a ciò che più ama. Malignant è un horror dal trailer ingannevole, perché ha tutta l’aria di essere l’ennesima pellicola sulle possessioni demoniache, mentre finita la visione smentisce l’idea di chi lo riteneva tale ed offre interessanti spunti di riflessione. E’ uno slasher moderno, ma anche un thriller e persino un giallo. Attinge da più parti per poi crearsi una strada originale e del tutto personale, rinnovando un sottogenere (lo slasher) ormai confuso e perso nei meandri del cinema dell’orrore moderno. Quasi privo di jumpscare, il film fa dell’estetica il suo punto di forza, appagante soprattutto per gli amanti di un certo tipo d’horror vecchio stile. Il risultato è un’atmosfera terrificante, suggestiva, il perfetto palcoscenico per Gabriel, un serial killer i cui parenti più prossimi risalgono ai decenni d’oro dello slasher.
Il Maligno dalle varie forme
Malignant è subdolo a partire dal titolo. Se Gabriel rappresenta il Male nella sua forma più esplicita e stereotipata, l’incursione nell’attualità con temi quali la violenza sulle donne e le cure psichiatriche, spesso non proprio ortodosse, permettono al film di raccontare di un Male ramificato nella società odierna difficile da estirpare. Salvifico, nel film, è il ruolo della sorella di Madison, Sidney, l’unica a starle accanto anche dopo aver saputo la terribile verità. Sidney è un personaggio secondario, ma dall’importanza non indifferente e serve per tirare in ballo anche il tema fondamentale della famiglia. Possiamo, quindi, affermare a gran voce che James Wan non ha perso quel tocco in più che rende differenti i suoi film dalle pellicole commerciali del genere. Bentornato James!
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