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La compagnia dell'anello

Anniversari

La Compagnia dell’Anello: 20 anni fa l’epopea tolkieniana di Jackson arrivava in Italia

Il 18 gennaio 2002 usciva in Italia il primo capitolo de Il Signore degli Anelli: nulla sarebbe stato come prima

Tempo di lettura: 3 minuti

«I amar prestar aen. Il mondo è cambiato. Han mathon ne nen. Lo sento nell’acqua. Han mathon ne chae. Lo sento nella terra. A han noston ned ‘wilith. Lo avverto nell’aria».

E il mondo cambiò. Anche nella concezione di kolossal per milioni di appassionati, non solo di cinema ma anche di letteratura. Chi scrive ha letto il libro più di qualche volta. Non un esperto, ma certamente un appassionato, e pertanto non posso evitare di ringraziare il regista per aver avuto la follia – di questo si tratta – di portare sul grande schermo il capolavoro di Tolkien, riuscendo ad essere fedele il più possibile – anche se non del tutto – alla trama, a dipingere i personaggi esattamente come in molti, leggendo il libro, se li sono immaginati.

L'occhio di Sauron ne La Compagnia dell'Anello
L’occhio di Sauron ne La Compagnia dell’Anello

Ecco, non so voi, ma io Aragorn (anzi, in quel momento Grampasso), al Puledro Impennato, mentre leggevo l’ho immaginato esattamente come Jackson ha fatto nel film. E così l’attacco dei Nazgul a Colle Vento, le miniere di Moria, Gandalf e Saruman, Gran Burrone e Lothlorien, Gondor, Mordor, Minas Morgul e Minas Tirith. Sono innumerevoli i passaggi degni di essere menzionati, e poco male se in alcuni tratti della trilogia Jackson percorre altre strade rispetto a quelle descritte da Tolkien. Inevitabile, se ci pensiamo, visto che lo scrittore ha inventato mondi, lingue e idiomi che molto difficilmente potevano essere resi al 100% in una trasposizione cinematografica.

Una scena tratta da La Compagnia dell'Anello
Una scena tratta da La Compagnia dell’Anello

Al regista va dato anche gran merito di aver saputo scegliere gli attori. Impossibile immaginare un Aragorn senza il volto di Viggo Mortensen – abbiamo rischiato addirittura Nicolas Cage, che per fortuna rifiutò il ruolo –, così come pensare a Dama Galadriel senza le fattezze di Cate Blanchett, il perfetto Ian McKellen per Gandalf e l’eccezionale Christopher Lee per il ruolo di Saruman. Senza dimenticare Liv Tyler per il ruolo e la beltà di Arwen e Orlando Bloom, che grazie a Jackson è diventato star planetaria. Sono numerosissimi gli attori che si sono dichiarati interessati ai vari ruoli (tra questi addirittura David Bowie per il ruolo di Elrond e Helena Bonham Carter per quello di Arwen), e questo non può certamente essere casuale: la percezione di un qualcosa che sarebbe passato alla Storia era ben nitida nell’immaginario di tutti.

Una scena tratta da La Compagnia dell’Anello

Per quello che mi riguarda, da appassionato del genere e del libro, posso senza dubbio dire che a livello di fantasy e di entertainment nulla è stato come prima dopo l’avvento della Trilogia del Signore degli Anelli. Quel 18 gennaio 2002 ha cambiato la vita di molti e la concezione stessa di una certa tipologia di cinema. Per quello che mi riguarda, e con me immagino molti altri, non posso che ringraziare Jackson per aver dato corpo ad un mondo che era facile immaginare grazie all’opera di Tolkien ma che non poteva essere altrettanto semplice rendere sullo schermo, visti gli innumerevoli spunti proposti. Il regista ce l’ha fatta. E per questo possiamo anche perdonargli qualche “caduta” rispetto al libro. Tutto viene meno, quando pensiamo a Barbalbero, altro personaggio che sembra uscito dalla mia fantasia e da quella di tanti altri. Dovrei forse chiedere qualche soldo a Jackson? Mi ha rubato i sogni e le idee!

Leggi anche: Il centenario de Il monello di Charlie Chaplin

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