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Il leader

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Il leader: un “prodotto” del quale non si sentiva la mancanza

Il leader, mini-serie targata Netflix disponibile dal 10 marzo, è un prodotto incomprensibilmente ibrido.

Tempo di lettura: 4 minuti

È già indicativo il termine Caïd  (tradotto con Il leader) per individuare il cuore pulsante della miniserie Netflix diretta dal duo Ange Basterga e Nicolas Lopez. Un titolo breve e un suono fulmineo, quasi come la durata degli episodi. Caïd, il titolo originale francese che semplicisticamente è possibile tradurre con “capo”, rimanda a una figura storicamente molto più complessa. È quella di colui il quale, in contesti nordafricani e mediterranei di dominio arabo, detiene de facto il totale controllo su una porzione di territorio, al di là dei poteri legittimi e costituiti. Questa è la figura centrale de Il leader; è Tony, rapper e spacciatore, a costituire l’incarnazione dell’Ordine del proprio quartiere, conquistato anche a suon di note.

L’esplosione del concetto e una questione teoretica: il format

È ormai assodato il contributo corrosivo di Netflix nei confronti del concetto di format. Le dieci puntate de Il leader, con episodi che oscillano tra i nove e i quindici minuti, danno un altro deciso colpo alla mia (antiquata? “non-giovane?”) concezione di serie tv. Ma non serve adottare un approccio moralistico, sentenziando che mala tempora currunt, bensì cercare di capire il senso di certe operazioni. Tenendo conto della durata complessiva dei micro-episodi (poco più di cento minuti), è corretto parlare ancora di serie, o di miniserie? Siamo forse in presenza di una micro-serie faticosamente stiracchiata fino a diventare, di fatto, un film? Oppure stiamo assistendo a un film che con poca, pochissima carne al fuoco, viene artatamente sezionato fino alla parcellizzazione seriale? In assenza dei canonici ma soprattutto significativi cliffhanger di puntata, che potrebbero giustificare la nozione di serie-tv, propenderei per la seconda ipotesi. Eppure è davvero disarmante la pochezza narrativa e tematica de Il leader, con pochi fatti significativi disseminati qui e lì.

Un'immagine tratta da Il leader
Un’immagine tratta da Il leader

Cosa sta raccontando, esattamente, questo prodotto? È vero, lo sviluppo psicologico e introspettivo non è una disposizione di legge, ma nell’oceano del nulla potrebbe quantomeno fungere da salvagente. Da anarchico delle definizioni, non so fornire una risposta precisa. Non so indicare con certezza che cosa sia Il leader. La sensazione è quella di un prodotto audiovisivo incomprensibilmente ibrido, che veste i panni del found-footage senza starci bene dentro. Che richiama il documentario, ma esibisce trovate marcatamente finte e riconoscibili, che fanno crollare l’incantesimo. Che accenna ad alcune questioni, senza mai indagarne e tantomeno risolverne nessuna. Insomma: sembra proprio che il duo di registi Basterga e Lopez si sia incaponito a vestire un capo d’abbigliamento che non gli calza bene. Troppo corto, o forse lungo. O troppo stretto, o forse largo. Sembrano proprio non arrendersi, i nostri, che decidono di uscire dal camerino agghindati alla loro testarda maniera, del tutto incuranti degli sguardi dubbiosi che, nel negozio-Netflix, li scrutano.

Già visto, già sentito

Il leader richiama un immaginario ormai arcinoto. Siamo nell’ennesima periferia dell’ennesima, imprecisata metropoli francese, all’interno dell’ennesimo quartiere dove la legalità è una pura astrazione e i soldi del narcotraffico sono l’unica parvenza di legittimità. Insomma, nulla che in tempi anche recentissimi non si sia già visto, e con risultati migliori, come ad esempio ne I miserabili (2019) di Ladj Ly. Anche lì la marginalità faceva da padrona, il degrado periferico regnava sovrano e i ragazzini crescevano prematuramente tra cocaina, qualche sparatoria e il calcio, che anche ne Il leader viene chiamato in causa attraverso i nomi dei campioni più famosi del mondo reiterati più volte. Ma, oltre l’affresco, il nulla. L’ambientazione di questa micro-serie funge da mera cornice alla successione degli eventi. La regia non ha mai alcuna ambizione di farsi portavoce di una denuncia.

Un'immagine tratta da Il leader
Un’immagine tratta da Il leader

Persino l’espediente del rap, che pure potrebbe attirare amanti del genere, non serve altro scopo se non quello dell’input iniziale, fornendo la “scusa” alla micro-troupe televisiva per recarsi all’interno di quell’infernale microcosmo urbano. Nessuna inchiesta. Nessun approfondimento. Tutto si affastella per semplice somma di espedienti meccanicamente messi in scena. A salvarsi, forse, sono soltanto i ritmi forsennati. I quali, più che una virtù, sono l’inevitabile sincope di un format parcellizzato fino all’estremo. Probabilmente, a godere di più da questa visione saranno i più giovani fruitori , abituati alla sempre maggiore tendenza alla gamification di certi prodotti televisivi (è innegabile che certe scene richiamino l’esasperata soggettiva del videogioco DOOM).

Metafore della visione

Esiste, a dispetto di tutto, almeno un elemento che gioca a favore de Il leader. Si tratta di una riflessione sul tema della visione e sulla liceità del mostrabile. Sebbene ritenga questa lettura del tutto accessoria – e forse persino estranea – alle intenzioni di Ange Basterga e Nicolas Lopez, è certo che la scelta registica dei due operatori protagonisti della storia sia vagamente stimolante. Franck e il suo operatore infatti, su richiesta dell’etichetta discografica che intende produrre i pezzi del rapper-spacciatore Tony, si recano all’interno di quel quartiere con la precisa intenzione di non staccare mai la macchina da presa e le GoPro, in modo da riprendere il più possibile. Prevedibilmente, questa decisione verrà onorata fino alle estreme conseguenze e metterà in pericolo anche gli avventati imitatori (una riflessione sui rischi del cinema?). La scelta del duo registico Basterga/Lopez, che immagino dettata più da un desiderio di conferire nuova vitalità ai canoni dell’action, sfocia in esiti purtroppo grotteschi, e, nella migliore delle ipotesi, folli. Esiste, in questo patto con il realismo, qualcosa di minimamente razionale in colui il quale sceglie di tenere accesa una videocamera mentre rischia la vita? Nemmeno Werner Herzog arrivò mai a tanto, nonostante le leggende da lui stesso, sovente, alimentate. La sensazione iniziale rimane fedele compagna del mio occhio: cosa stiamo guardando esattamente?


Il leader
Regia
: Ange Basterga e Nicolas Lopez
con: Abdramane Diakite, Mohamed Boudouh, Sébastien Houbani
sceneggiatura: Ange Basterga e Nicolas Lopez
anno: 2021
durata: 9/15 minuti a episodio; 102 minuti totali
disponibile su: Netflix
trama: Franck e il suo operatore video, su incarico di un’etichetta discografica, vengono spediti nel quartiere controllato dal rapper-trafficante Tony. Il loro compito è quello di filmare tutto all’interno del microcosmo criminale: dalle sparatorie fino ai passaggi di droga. Ma per i due registi quello che inizia come un documentario rischia di finire nel peggiore dei modi.  


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