fbpx
Connect with us

Cinema

I dieci migliori period drama da recuperare assolutamente

Da Marco Polo a Chernobyl: i dieci migliori period drama che raccontano le vicende dei più disparati personaggi realmente esistiti.

Tempo di lettura: 8 minuti

Quante volte abbiamo ripetuto a noi stessi quanto fosse tremendamente noioso imparare la storia con la testa piegata ore e ore sui libri? Che avremmo preferito un modo più rapido, indolore e soprattutto di gran lunga più stimolante per dialogare col passato? Tranquilli: ancora una volta, la TV sa come venirci incontro ed esaudire i nostri desideri. Solo due parole: period drama. Serie TV, miniserie, stagioni antologiche, ci consentono di viaggiare con mente e fantasia e, contemporaneamente, di conoscere meglio un determinato evento storico, lotte e intrighi di potere, successioni e dinastie. Se siete indietro con questo filone narrativo, niente paura: di seguito i dieci migliori period drama da recuperare!

1. THE KENNEDYS

The Kennedys

Miniserie del 2011 in sole 8 puntate, The Kennedys racconta le vicende di una delle famiglie più famose, influenti e segnate della storia del XX secolo. Se l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy – avvenuto a Dallas (Texas) il 22 novembre del 1963 – rappresenta l’epilogo di questa narrazione seriale, molto più forte e marcato è l’accento che viene posto sui retroscena, tanto politici quanto familiari. Da tutti amato per il suo progressismo, Kennedy (Greg Kinnear), lontano dai riflettori, era però anche un uomo pieno di insicurezze, incerto, piuttosto cagionevole, spesso in conflitto con sua moglie Jackie (Katie Holmes) e con il padre, che su di lui aveva riversato moltissime aspettative.
The Kennedys si allontana dagli eventi più conosciuti per addentrarsi in un’umanità, nuda e cruda, che spesso dimentichiamo possiedano anche i grandi personaggi della storia.

2. SPARTACUS

Spartacus

Nel 2010, l’allora ancora poco conosciuta emittente televisiva Starz ci regala una delle perle più rare dell’universo seriale: Spartacus, una miniserie incentrata su ‘lo schiavo che sfidò l’impero’. 70 a.C., Repubblica di Roma. Disertato l’esercito romano nel quale si era arruolato per sfuggire alla povertà della pastorizia, il trace Spartaco (interpretato nella prima stagione da Andy Whitfield e successivamente da Liam McIntyre) viene condannato alla schiavitù e venduto al lanista Lentulo Battiato, proprietario di una scuola per gladiatori ed uno dei maggiori organizzatori di giochi nell’anfiteatro di Capua. Dal primo giorno di prigionia fino alla rivolta guidata personalmente da Spartaco per fuggire dalla scuola, la miniserie dà un’idea molto ben costruita, dettagliata e veritiera di un’epoca che, seppur ricordata dai grandi letterati come una delle migliori, nasconde, in profondità, una filosofia di vita arrivista ed egoista ai limiti del possibile, che marcia sul vacillamento dei più deboli ed incapaci di reagire.
Attualmente è disponibile su Netflix, Sky Go, NowTV, Tim Vision e Starz.

3. FEUD

Feud

Passato troppo (e a mio avviso immotivatamente) in sordina, Feud – il nono prodotto nato dalla brillante mente di Ryan Murphy – è, chiaramente, un period drama in senso lato, perché racchiude nella circoscrizione del suo raggio solo due figure: quelle delle eccentriche ed iconiche Bette Davis (Susan Sarandon) e Joan Crawford (Jessica Lange). La prima a contratto con la Warner Bros., la seconda con la MGM, le due amavano lanciarsi frecciatine reciproche, facendosi beffe – sempre in maniera elegantissima – dei vizi, degli scivoloni e dei talloni d’Achille dell’altra. Una competizione spietata, intensa e allo stesso tempo estremamente nutriente, perché era proprio questo desiderio di superare l’avversaria che spingeva entrambe a dare il meglio di sé. Insieme ai dissapori più conosciuti – quelli sul set del film Che fine ha fatto baby Jane? durante il quale le due recitarono insieme per la prima volta – la serie (disponibile su Disney+) racconta anche di un background lavorativo frustrante, non facile da gestire, una Hollywood mangiatrice di attrici che, allo spuntare della prima ruga, era subito pronta a voltare pagina alla ricerca del nuovo volto della stagione.

4. DA VINCI’S DEMONS

Da Vinci's Demons

Andato in onda su Starz dal 2013 al 2015, Da Vinci’s Demons è una miniserie incentrata sulla figura poliedrica del nostrano Leonardo Da Vinci. Come lo stesso titolo suggerisce, tuttavia, i veri protagonisti del racconto sono i ‘demoni interiori’ che tormentano Leonardo, tra l’abbandono della madre, la disapprovazione del padre e quel suo spirito libertino che lo porta ad avere numerose relazioni, con uomini e donne, e spesso a fare uso di droghe. Sullo sfondo di una quanto mai fedele Firenze rinascimentale, mentre arriva a corte mettendo al servizio della famiglia medicea il proprio ingegno, Leonardo è imbarcato in un’impresa clandestina e surreale, durante la quale entra in contatto con un culto conosciuto con il nome de ‘I figli di Mitra’. Tra mistero, folklore e impronta kafkiana, la serie – fortemente romanzata – ripercorre gli step evolutivi della personalità e della vita di Leonardo, la sua crescita come artista ma anche e soprattutto come uomo.

5. CHERNOBYL

Chernobyl

Del nostro elenco dei dieci migliori period drama, Chernobyl è sicuramente quello più scomodo per la sua crudezza. In questo capitolo non c’è spazio per le sfumature romanzate, perché la miniserie, al contrario, si pone come obiettivo quello di denudare verità lasciate mascherate e sepolte per troppi anni. In uscita nel 2019, a 33 anni dal memorabile disastro della centrale nucleare di Chernobyl, gli otto episodi riavvolgono il nastro alla notte in cui una disattenzione che, all’apparenza, all’epoca sembrò di minima rilevanza, ha generato una serie di eventi a catena, le cui conseguenze, moltissimi, le stanno scontando ancora oggi. In un’atmosfera psicologica cupa e vitrea, in linea con la fotografia cinerea di quel cielo ormai oscurato dal grigiore del fumo, si palesa forte il senso di oppressione di chi cercò di arrivare a capo della problematica per evitare che si potesse ripetere con altre centrali, mentre i più si adoperarono per fare esattamente l’opposto, ovvero insabbiare le cause dell’accaduto. Oltre a tre Emmy, un Grammy e due Golden Globe, Chernobyl (disponibile su NowTV e Sky Go) porta a casa anche la vittoria di aver avuto il coraggio e l’abilità di raccontare un tema scottante: quello della verità.

6. MARCO POLO

Marco Polo

Marco Polo è forse tra i primi prodotti seriali originali Netflix, un pioniere che spianerà, nel corso di qualche anno, moltissima strada alle serie future. Nel 1271 Marco (Lorenzo Richelmy) assieme a suo padre e suo zio iniziano un viaggio fino all’Impero mongolo per l’approvvigionamento di alcuni tessuti pregiati. Per assicurarsi la possibilità di commerciale lungo la Via della Seta, il padre lascia Marco in ‘ostaggio’ alla corte dell’allora Khan, Kublai – nipote di Gengis. La cattività di un estraneo, spaesato e fortemente a disagio in un contesto diametralmente opposto al suo, diviene pian piano desiderio di conoscere gli usi ed i costumi di una cultura tanto complessa ed accattivante quanto molto spesso meschina. Marco Polo diventa uno dei consiglieri più fidati del Khan – creando scalpore nella sua corte – e si troverà molto spesso a lottare criticamente tra l’etica e la lealtà verso quel dominus nei confronti del quale l’italiano imparerà a provare stima, gratitudine e riconoscimento.

7. MINDHUNTER

Mindhunter

Cosa passa nella mente di un omicida? è forse la domanda che più volte si sono posti Bill Tench ed Holden Ford nel tentativo non solo di risolvere i delitti, ma anche di scardinare la matrice impulsiva dell’agire di chi commette l’omicidio stesso. Mindhunter, progetto di David Fincher, merita di essere annoverato nei dieci migliori period drama. La storia è vera, ed è quella dell’agente dell’FBI John Douglas, noto ai più per aver coniato il termine di ‘serial killer’ e studiato il funzionamento e l’applicazione dello strumento del profiling. Siamo di fronte ad una miniserie forte che racconta quanto all’epoca (ci troviamo alla fine degli anni ’70) si bypassasse completamente di tener conto, oltre che solo della depravazione degli assassini, dell’aspetto umano che apparteneva loro. Da Ed Kemper a David Berkowitz fino a Charles Manson (responsabile della strage di Cielo Drive dove morì l’attrice Sharon Tate), la miniserie (disponibile in catalogo Netflix) è un’esca gratuita per gli amanti incondizionati del thriller psicologico.

8. THE WHITE QUEEN

The White Queen

The White Queen (disponibile su Starz) è una serie antologica suddivisa in tre stagioni, ognuna delle quali racconta le vicende di tre regine – appartenenti a tre generazioni diverse – che si sono succedute nella regenza di un’Inghilterra quattrocentesca, quando la guerra delle due rose era nel pieno della sua esplosione. Nella prima stagione la Regina Bianca – perché appartenente alla casa dei Lancaster – è Elisabetta Woodville (Rebecca Ferguson) che contrae matrimonio con Re Edoardo IV di Inghilterra, appartenente al contrario alla casata degli York. Nella seconda stagione i riflettori sono puntati sulla figlia omonima di Elisabetta (Jodie Comer), data in sposa ad Enrico VII, ancora una volta nel tentativo di pacificare le due casate ed assicurare un periodo di prosperità ed equilibrio. Nella terza stagione la regina protagonista è Caterina d’Aragona, originariamente promessa in sposa al primogenito di Elisabetta ed Enrico, destinata poi a diventare, come tutti sappiamo, la prima moglie di Enrico VIII. Le famiglie si uniscono, si separano, scoppiano passioni, sono perpetrati omicidi e tradimenti in nome di un Dio che vuole sul trono il legittimo erede, ma tutto è funzionale a soddisfare un unico desiderio: la brama di potere.

9. GENIUS

Genius

Anche questa sconosciuta ai più, Genius è una serie antologica dell’emittente televisiva National Geographic che ricalca le orme di vita di due figure che hanno impresso il loro passaggio su questa terra in maniera indelebile: Albert Einstein (interpretato da Geoffrey Rush) e Pablo Picasso (interpretato da Antonio Banderas). Anche in questo caso dei singoli personaggi non si espongono solo gli eventi più rilevanti, ma viene delineato un profilo a 360°, un retroscena fatto di scandali, malumori, fallimenti, tradimenti, oppressione, rinunce. La miniserie è un veicolo di conoscenza e cultura sconfinato, che tocca, per forze di causa maggiore, numerosissimi altri personaggi che hanno gravitato nell’orbita degli intramontabili pittore spagnolo e fisico tedesco (naturalizzato statunitense).

10. I BORGIA

I Borgia

Delle due versioni – quella francese e quella canadese – quest’ultima è sicuramente la più degna di nota nonché la più accattivante, data la presenza nel cast di Jeremy Irons ad interpretare la figura controversa di papa Alessandro VI. I Borgia sono una serie che segue una delle tre famiglie più importanti della Roma rinascimentale: ancora una volta siamo catapultati in uno scenario di depravazione, libido incontrollata (piuttosto conosciuta è la sua relazione adulterina con Giulia Farnese), tradimento, menzogna, omicidio, simonia. In contrasto con la visione canonica del papato, Rodrigo Borgia vive liberamente una vita piena di dissolutezze, giustificandosi agli occhi di Dio di aver agito solo ed esclusivamente per compiere la sua volontà. Al di là della crudezza di scene, contenuti e tematiche, I Borgia (disponibile su NowTV e Sky Go) può essere considerato un incipit riflessivo che ci aiuta a mettere in discussione l’etica e la morale del papato rinascimentale, che troppo spesso mascherava le sue ignominie, praticate per un ‘bene superiore’ che non corrisponde mai al bene collettivo.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti al nostro canale Telegram

Telegram

Seguici su Instagram

Loading...

Seguici su Facebook

Ultimi articoli

Leggi anche...

Madame Web Madame Web

Madame Web – Recensione del film con Dakota Johnson

Cinema

Dune Due Dune Due

Dune Due – la recensione del film di Denis Villeneuve con Timothée Chalamet

Cinema

La zona d'interesse La zona d'interesse

La zona d’interesse – recensione del film di Jonthan Glazer con Christian Friedel

Cinema

Connect