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Governance - Il prezzo del potere

Amazon Prime Video

Governance – Il prezzo del potere: manager spietati e verità negate

Governance – Il prezzo del potere, diretto da Michael Zampino, è l’affresco di un mondo oscuro e senza scrupoli

Tempo di lettura: 4 minuti

Governance – Il prezzo del potere è il secondo lungometraggio di Michael Zampino, dal 12 aprile presente nel catalogo Amazon Prime Video. Una storia fatta di intrecci economici e segreti personali, di ricatti e favoritismi, quella raccontata da Zampino, che torna ad affacciarsi alla regia dopo la sua opera d’esordio, L’erede, risalente al 2011.

L’archetipo del manager

Quella di Governance – Il prezzo del potere è una storia spietata. Un vivido, impietoso ritratto di una figura oggi, forse, tra le più archetipiche: quella del manager d’azienda. Vera e propria eminenza grigia, così invischiata nei meccanismi del potere fino al punto da consentire la totale identificazione tra soggetto e ruolo, la figura del protagonista, Renzo Petrucci (Popolizio), è il centro gravitazionale dell’intero film. In un certo senso, è come se gli eventi messi in scena siano stati allestiti in modo da esplicare, approfondire sempre meglio la sua figura. È lui il vero soggetto al centro della scena. È in lui che lo spettatore vede manifestarsi i segni di una vita perennemente in affanno, sul filo del rasoio tra l’esistenza – che va preservata letteralmente a ogni costo – e la scomparsa, anche questa da intendersi in senso estremamente letterale. Governance – Il prezzo del potere è quindi l’illustrazione di un modus vivendi che non prevede amicizie o legami stabili, i quali possono dipendere da – e insieme causare il – buon esito di un appalto. Nuovamente, l’uomo-manager costituisce una crasi indissolubile. Tanti anni di (dis)onorata carriera, sembra dirci Zampino, non possono non corrodere umanamente coloro i quali li hanno vissuti, respirati, maneggiati, incarnati.

Massimo Popolizio, protagonista di Governance - Il prezzo del potere
Massimo Popolizio, protagonista di Governance – Il prezzo del potere

Il corollario, peraltro abbastanza ovvio, è che quella del manager sembra essere una vita monca. O almeno, tale appare a tutti coloro i quali sono estranei ai giochi “di palazzo”. A mancare non sono soltanto i legami stabili e sinceri all’interno del mondo lavorativo, ma anche quelli autentici del nucleo familiare, che Petrucci vorrebbe gestire con il risoluto pragmatismo di un’azienda. Parimenti, l’amicizia si tramuta in utilitarismo, e il favore trascolora in interesse. Il passo al ricatto è, naturalmente, fin troppo breve. In questo gioco che è l’essenza della volatilità, Governance – Il prezzo del potere si impernia sui continui capovolgimenti di fronte e di prospettiva, lasciando lo spettatore in preda alla spiacevole sensazione di trovarsi – come il protagonista – ora nella parte dell’incudine, ora in quella del martello. Nulla è mai consolidato, né definitivo. Le forze in campo cambiano alla stessa velocità di quei consigli d’amministrazione dai meccanismi talvolta tutt’altro che trasparenti.

La legge eterna

Al centro della narrazione di Governance – Il prezzo del potere sta la vicenda prima giudiziaria e poi investigativa che costringe Petrucci a far emergere il suo lato più bieco, sebbene – prevedibilmente – malcelato. L’indagine per corruzione e i suoi strascichi lasciano ampi spazi e tempi a zone di “pausa” narrativa, nel corso delle quali il film indugia a lungo sui dissidi morali (o meglio, su ciò che ne resta) dell’uomo allontanato dalla propria azienda, ormai ritenuta una sua creatura. Che la sua compagnia petrolifera sia alla ricerca di nuove fonti di guadagno, in questo caso quelle dell’eco-sostenibilità, poco cambia. Non c’è alcuna svolta verde, sulla via della trasparenza. Anzi, il nero dell’illecito, del ricatto, del funesto connubio tra mondo degli affari e della politica si respira a ogni minuto, lasciando senza grandi speranze. Il discorso portato avanti da Zampino, per certi versi, si fa ancor più sconfortante, dato che viene condotto con severa intransigenza proprio da chi – come lui – ha lavorato a lungo nel settore energetico.

Massimo Popolizio e Vinicio Marchioni in una scena tratta da Governance - Il prezzo del potere
Massimo Popolizio e Vinicio Marchioni in una scena tratta da Governance – Il prezzo del potere

La cupa, cupissima parabola di Governance – Il prezzo del potere, lascia trasparire nitide, sullo sfondo, una serie di sempiterne verità. Anzitutto, che la legge non è uguale per tutti, e che c’è sempre qualcuno un po’ più uguale degli altri. Secondo: che le regole del gioco sono appannaggio di coloro i quali possono permettersi di scriverle, di modificarle e financo di cancellarle all’occorrenza. Terzo: la verità è un concetto tra il vago e l’ininfluente, quando di mezzo ci sono interessi economici troppo più vasti di un impalpabile scrupolo morale. Non assistiamo, perciò, allo svelamento di chissà quale rivelazione, dinnanzi al film di Zampino. Nulla che non sia arci noto. Ma questo è. E in ogni caso, repetita iuvant.

Una forte disparità

La narrazione di Governance – Il prezzo del potere è canonica, piana e scorrevole. Zampino strizza l’occhio ai tempi del thriller, ma non perde mai di vista il dramma e l’affresco emotivo e personale del suo protagonista. Nessun picco, ma al tempo stesso nessun momento di stanca. L’unica vera pecca del film, se così possiamo definirla, è al tempo stesso, paradossalmente, il suo punto di forza: Massimo Popolizio. È la sua interpretazione, a volte tanto marcata da rasentare la prossemica e la mimica esagerate dei mostri sacri della New Hollywood. A rubare sempre l’occhio dello spettatore. E, in egual misura, a oscurare tutti gli altri interpreti presenti- e anche non presenti – in scena con lui. Troppo soverchiante, quindi, la prova di Popolizio. Fino al punto da giustificare quasi da sola quello che in altri, bei tempi, avremmo definito “il prezzo del biglietto”. Il povero Marchioni, così come l’incolpevole Sarah Denys, vengono fagocitati nel buco nero del protagonista, che tutto inghiotte e distrugge. Siamo forse ai limiti della credibilità, per il personaggio. Ma, in questi tempi di forzata lontananza dalla sala, possiamo comunque essere caritatevoli.


Governance – il prezzo del potere
regia
: Michael Zampino
con: Massimo Popolizio, Vinicio Marchioni
sceneggiatura: Giampaolo Rugo, Michael Zampino
anno: 2021
durata: 90 minuti
disponibile su: Amazon Prime Video
trama: Renzo Petrucci, manager senza scrupoli e con qualche scheletro nell’armadio, viene allontanato dalla sua azienda a causa di un avvicendamento voluto dalla proprietà, che gli preferisce un giovane collega. Deciso a non perdere il proprio posto, Petrucci ricorre ad ogni mezzo – lecito e non lecito – pur di rimanere ai posti di comando, coinvolgendo l’amico Michele in un piano criminale e all’interno del quale la regola è quella del ricatto.  

Leggi anche: Judas and the Black Messiah, uno spaccato della disinfezione culturale degli anni ’60

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