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Una scena di Frammenti dal passato

Cinema

Frammenti dal passato – Reminiscence: un noir sci-fi fuori tempo massimo

“Frammenti dal passato – Reminescence” è un film ben vestito, ma che non si sporca mai come richiede il genere noir.

Tempo di lettura: 3 minuti

Dopo i fasti seriali di Person of Interest e Westworld (in attesa di vedere Fallout), l’esperta sceneggiatrice Lisa Joy esordisce nel lungometraggio con Frammenti dal passato – Reminiscence, opera tratta da una sua sceneggiatura originale.

Come i suoi precedenti lavori, realizzati con il sodale Jonathan Nolan, anche questo esordio è un thriller umanista calato in un mondo avanzatissimo. Qui il corredo tecnologico è rappresentato da uno speciale macchinario utilizzato dal detective privato Nick Bannister (Hugh Jackman) e dalla sua assistente Emily Sanders (Thandiwe Newton) per un’attività del tutto singolare. Si tratta di un “lettore” mentale, parente della celebre Cerebro degli X-Men, che permette di proiettare i ricordi dell’utente su un particolare cyber-tendaggio con la sensazione di riviverli. Il trattamento è fonte di grande sollievo per i derelitti abitanti di una Miami distopica e sconquassata da innalzamento dei mari e postumi di una guerra civile. Un giorno, però, si presenta all’agenzia la splendida cantante Mae (Rebecca Ferguson), con una richiesta innocua (ritrovare le chiavi della sua barca). L’incontro scatenerà una serie di eventi imprevedibili, che porteranno un disilluso protagonista a ridefinire il proprio rapporto con le illusioni del passato.

Rebecca Ferguson e Hugh Jackman
Rebecca Ferguson/Hugh Jackman – Warner Bros ©

Sulla carta Frammenti dal passatoReminescence ha il potenziale da grande opera noir/sci-fi, che gioca a livello scenografico e visivo con la grande tradizione del cinema hard-boiled, con uno Hugh Jackman stropicciato ma poco segnante in ruolo da contemporaneo Humphrey Bogart. Tuttavia, anche sul piano visivo, le intenzioni restano sulla carta. A partire dall’ambientazione pretestuosamente retrò con riferimenti al cambiamento climatico (la Miami lagunare viene descritta come invivibile di giorno per la canicola, ma tale connotazione rimane sempre impercettibile) e dettagli dei costumi pedantemente calcati. Un esempio tra tutti: Hugh Jackman indossa la cravatta già mezza slacciata, come se fosse di per sé un prop e non un accessorio autentico. Si tratta tutti di piccoli elementi che evidenziano la ricerca di una messinscena corretta più che una ricostruzione credibile. Inoltre, è assolutamente d’impaccio nell’economia del film la presenza dell’acqua, che dovrebbe fungere da elemento di pressione sociale ma finisce per ridursi a elemento privo di reale importanza.

Thandiwe Newton attiva la macchina.
Thandiwe Newton – © Warner Bros

Infatti, per molti tratti il film sembra di ritrovare alcuni spunti del Joker di Todd Phillips, con una società letteralmente spaccata in due tra i “baroni”, miliardari che vivono in ville mausoleo nelle aree asciutte, e la cittadinanza disgraziata che vive nelle aree allagate. Ma oltre a presentarci questa società sull’orlo del collasso non si va veramente a fondo, non facendo percepire minimamente alcun sentore di tensione sociale.

Il mistero che tormenta il protagonista, viene poi risolto dallo spettatore in anticipo di un’ora abbondante rispetto allo spaesato detective Bannister, affievolendo sempre più il desiderio di appassionarsi alla vicenda. Senza dubbio riuscite sono le poche scene d’azione, in particolare uno scontro decisivo all’interno di un bar malfamato di New Orleans.

Frammenti dal passatoReminescence è un film ben vestito, ma che non si sporca mai come richiede il genere noir. Infatti, solitamente la tradizione richiede che un tormentato protagonista affronti un’odissea immorale negli angoli più neri e mefitici di una società putrefatta nonché nel recondito del suo passato. Tutto rimane solo nelle intenzioni, un compito ben impaginato ma privo di spessore drammaturgico e con un finale piuttosto inverosimile. Quello che rimane è il pensiero rivolto a un nobile predecessore, a sua volta diretto da una donna (Kathryn Bigelow): Strange Days.

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