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Cinema

Fear Street Parte 2: 1978, uno slasher dal sapore vintage

Meno incisivo del primo film, “Fear Street Parte 2: 1978” rappresenta comunque uno step necessario per lo sviluppo della storia e un piacevole e divertente omaggio al cinema degli anni ’80.

Tempo di lettura: 3 minuti

Disponibile dal 9 luglio su Netflix, Fear Street Parte 2: 1978 è il secondo capitolo della trilogia nata dai romanzi di R.L Stine. Sequel di Fear Street Parte 1: 1994, compie un salto temporale nel 1978 aggiungendo nuovi e importanti tasselli su Sarah Fier, l’antagonista della storia. Meno incisivo del primo film, rappresenta comunque uno step necessario per lo sviluppo della storia e un piacevole e divertente omaggio al cinema degli anni ’80. A differenza del precedente, Fear Street Parte 2: 1978 segue alla lettera le regole classiche del genere. Punto di riferimento è Venerdì 13 di Sean S. Cunningham e il suo Jason Voorhees, ma non solo. I primi anni ’80 hanno visto un boom delle produzioni slasher e il campeggio come arena prediletta in cui ambientare la storia. Il film, quindi, risulta deliziosamente ispirato da quel decennio, seppur con qualche pecca riscontrabile soprattutto nel ritmo della narrazione.

Il campeggio degli orrori

Il film inizia dove il primo capitolo finisce. Deena e il fratello Josh vogliono salvare Sam, in preda a quella che sembra una possessione. Chiedono aiuto a C. Bernam, l’unica ad essere sopravvissuta dopo aver affrontato Sarah Fier. La donna è ancora traumatizzata dal massacro del campeggio di Nightwing che ha vissuto in prima persona e sebbene sia restìa a parlarne, alla fine deciderà di aiutare i ragazzi raccontando tutto. In particolare ciò che le provoca dolore è il parlare di sua sorella minore Ziggy, morta durante il massacro.

fear street part two camp nightwing

Il cult delle nuove generazioni?

Fear Street-Parte 2: 1978 è fortemente debitore al cinema horror anni ’80. Ambientato nel 1978 (anno, tra l’altro, di Halloween di John Carpenter) sviluppa la storia di Sarah Fier così da prepararci al finale attesissimo con Fear Street Parte 3, ambientato nel 1666. Se il primo capitolo aveva come punto di riferimento Scream e il neoslasher, questo non può non guardare a stereotipi e regole classiche del genere che, per quanto usurate, ne costituiscono la struttura portante. Ecco che entra in gioco il killer mascherato con un sacco di juta (riferimento a Venerdì 13- L’assassino ti siede accanto), il binomio sesso-morte ripreso ed enfatizzato e il campeggio, una delle arene predilette del genere. Più attenzione si è data ai personaggi e al loro sviluppo (probabilmente perché il cast risulta oltremodo convincente), tuttavia la preparazione del terreno va a discapito del ritmo della narrazione che ingrana un po’ troppo tardi.

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I mitici anni ’80

Diretto da Leigh Janiak e co-scritto da Janiak e Zak Olkewikz, questa trilogia continua a rivelarsi un progetto oltremodo ambizioso. Come per il primo capitolo, anche qui la colonna sonora si rivela essere la ciliegina sulla torta. Don’t Fear The Reaper dei Blue Oyster Cult, Carry On Wayward Son dei Kansas e Cherrybomb di The Runaways sono parte fondamentale dell’operazione nostalgia. Fear Street Parte 2: 1978 è un tuffo nel passato di due cittadine rivali i cui segreti pian piano vengono svelati e, giunti sin qui, non resta che scoprire come tutto ha avuto origine con Fear Street Parte 3.

Leggi anche: Fear Street Parte 1, l’horror anni ’90 non passa mai di moda

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