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Cinema

Venezia 79, “Tár” e “Princess”, tra Concorso e Orizzonti

A Venezia 79 passa in Concorso Tár di Todd Field, mentre ad aprire la sezione di Orizzonti c’è Princess, opera seconda di Roberto De Paolis.

Tempo di lettura: 3 minuti

Dopo l’apertura con White Noise, Venezia 79 prosegue il Concorso con Tár di Todd Field e apre la sezione Orizzonti con l’italiano Princess diretto da Roberto De Paolis.

Tár di Todd Field

Lydia Tár è una delle poche donne al mondo a dirigere un’orchestra. Lo fa, con successo e riconoscimenti, in Germania, dove conosce anche colei che diventa la sua compagna di vita, una violinista dell’orchestra. L’arrivo di una giovane violoncellista le scombina del tutto una vita di per sé già precaria e instabile.

A distanza di ben sedici anni dall’acclamato Little Children, il regista Todd Field (anche attore, ricordato soprattutto per il suo ruolo in Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick) torna a dirigere una pellicola per il grande schermo affidandosi all’estro di Cate Blanchett nel ruolo dell’immaginaria Lydia Tár. In un ambiente incancrenito di maschilismo, per una donna spiccare e arrivare al successo occorre correre il doppio degli uomini. E Tár, effettivamente, corre. Non solo fisicamente, scaricando lo stress quotidiano con corse rigeneranti in giro per la città. Ma anche e soprattutto metaforicamente, puntando sull’arricchimento continuo del proprio bagaglio culturale e dimostrando di essere la più brava di tutte, senza per questo farne un vanto.

Anche Tár, come sempre più frequentemente accade, ha una durata lunga che sfiora quasi le tre ore. La prima parte è molto coinvolgente anche per via di alcuni brillanti dialoghi dove Cate Blanchett mostra a più riprese il suo straordinario talento. La scena della lezione, di musica ma anche di vita, agli studenti della Julliard è quasi come se fosse un corto all’interno del film. Un unico piano sequenza dove il regista getta le basi per un qualcosa che nella seconda parte del film, molto più diluita della prima, porterà il personaggio di Lydia Tár in una situazione particolare.

Un ritorno che convince quello di Field, anche se per tutta la durata del film si ha la sensazione che senza la presenza di Cate Blanchett avrebbe perso gran parte del suo potenziale.

Voto: 7

Princess di Roberto De Paolis

Princess è una giovane immigrata nigeriana che trascorre le sue giornate prostituendosi nella pineta che costeggia il litorale di Ostia. Non è sola. In quella foresta che di magico e incantato ha veramente poco si muovono anche altre ragazze nigeriane, con le quali fa gruppo nonostante i diverbi tra esse si presentino sovente. Un giorno come un altro Princess fa la conoscenza di un uomo che sembra avere intenzioni diverse da quelle dei suoi clienti e con il quale instaura un legame particolare.

Roberto De Paolis cinque anni fa conquistò l’apprezzamento degli addetti ai lavori con il suo esordio dietro la mdp, Cuori puri, selezionato nella Quinzaine di Cannes. Cinque anni dopo è la Mostra di Venezia a offrirgli il palcoscenico – di Orizzonti – per l’opera seconda, quella sulla carta più difficile, soprattutto dopo una partenza di carriera convincente.

De Paolis sceglie un tema attuale e delicato come l’immigrazione clandestina e ce ne aggiunge un altro ancora più spinoso come quello della prostituzione. Il regista privilegia per tutta la durata del film il punto di vista di Princess, interpretata dall’esordiente Glory Kevin, calando lo spettatore in una realtà difficile dove nonostante tutto c’è ancora la volontà di guardare a un futuro diverso. Princess indossa una maschera quando lavora, non è la vera lei quella che sazia i suoi clienti, tanto che si inventa sempre un nome diverso con il quale presentarsi. Una maschera che si fa scudo per proteggersi da un mondo cinico e malvagio. Una buon’anima, arrivata per caso a cercare funghi nel bosco, sembra volerla aiutare, nonostante i suoi veri intenti restino ambigui e indecifrabili. E qui che allora De Paolis sembra voler suggerire a Princess che la salvezza è un percorso – un (primo) traguardo? – da costruire autonomamente.

Con Princess Roberto De Paolis conferma quello che di buono aveva già mostrato nel suo esordio del 2017, mostrando anche in questo film un’ottima capacità nel dirigere storie di vita di ragazzi e ragazze di strada. La naturalezza di alcune scene stride con un’artificialità di troppo di alcuni dialoghi. E certi personaggi che entrano ed escono di scena finiscono per diventare figure del tutto sterili ai fini del racconto.

Voto: 6

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