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Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby

Cinema

Napoleon. La recensione del film di Ridley Scott con Joaquin Phoenix

La storia di Napoleone raccontata da Ridley Scott con Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby: l’imperatore dei francesi non viene esaltato ma visto come un uomo

Tempo di lettura: 3 minuti

Due volte nella polvere, due volte sull’altar” diceva di Napoleone Alessandro Manzoni nel suo celeberrimo 5 maggio. Tutti a scuola abbiamo seguito le vicende del capitano d’artiglieria che dalla periferica Corsica nel volgere di pochi anni conquista tutta Europa, sbaragliando più volte gli eserciti di tutte le potenze allora sullo scacchiere. Molti di noi hanno ammirato la tomba dell’imperatore a Parigi. Tanti hanno immaginato la vita di Napoleone: l’uomo del destino che arriva dove nessuno era mai arrivato. Il glorioso generale che vince battaglie su battaglie e si auto-incorona imperatore.

Ridley Scott prende l’uomo comune Napoleone e ne de-mitizza l’ascesa. Perfino davanti alla schiacciante vittoria-capolavoro di Austerliz il Napoleone rappresentato da Joaquin Phoenix si pone impassibile e il regista sembra rappresentare poco più che un documentario tanta è la freddezza con cui viene portata sullo schermo la vicenda. Lo stesso dicasi dell’altro evento-simbolo della vita di Bonaparte: l’incoronazione ad imperatore.

Joaquin Phoenix in Napoleon

Questa de-mitizzazione della storia pubblica fa da specchio ad una vita privata in cui i sentimenti sono più parlati che recitati. L’amore proclamato per Giuseppina (una sempre molto casta Vanessa Kirby) è, appunto, più dichiarato che dimostrato. Sebbene le pochissime lacrime che Napoleone si concede siano proprio per lei.

Il ritratto che Scott e Joaquin Phoenix fanno di Napoleone è in realtà immaginario. Moltissimo, nel film, è invenzione. Napoleone parla con tutti allo stesso modo: a Giuseppina come a Barras all’imperatore Alessandro di Russia come al più umile dei soldati. Non ha ambizione e non si concede gloria. Perfino in parallelismo tra l’ascesa e la caduta e la storia d’amore sono fittizie. Ma Ridley Scott è un regista di razza e sa come far funzionare un film. Napoleone, il film, funziona proprio perché narra senza fronzoli la vita di un uomo. Non un predestinato, non un supereroe, ma un uomo comune che fa quello che sente essere il suo dovere (“io non ho mai dichiarato guerra a nessuno”), un servitore dello stato che non si fa scrupoli o domande. Non simpatizza con i soldati e ancor meno con il popolo (su cui da l’ordine di sparare senza esitazione), non ha amici e, se si eccettua la lunga relazione con Giuseppina nessuno lo circonda. L’uomo è solo con sé stesso davanti al suo destino sia esso fausto o funesto e ne è responsabile in prima persona. L’uomo Napoleone sceglie e sulle sue spalle sole ricadono le responsabilità della vittoria o della sconfitta.

Joaquin Phoenix incorona Vanessa Kirby in Napoleon

Napoleone, pur essendo una produzione multimilionaria diretta da Ridley Scott, sembra quasi un piccolo film realizzato in ristrettezze per quanto poco conceda alla spettacolarizzazione. Scott e Phoenix perseguono uno scopo preciso: seguire le vicende dell’uomo Napoleone, riassumerne la vita a grandi tratti mettendo in rilievo non tanto i fatti quanto le loro conseguenze sulla persona. Ne risulta alla fine un film algido, al limite del documentaristico con una recitazione appena accennata ma allo stesso tempo un affresco dal taglio unico su un personaggio che ha segnato in modo indelebile la storia.

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