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C'è ancora domani

Cinema

C’è ancora domani – recensione del film di e con Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea

Il film di Paola Cortellesi sulla violenza di genere (e non solo) citando con rispetto e senza vergogna il neorealismo

Tempo di lettura: 2 minuti

Paola Cortellesi passa dietro alla macchina da presa. Da una signora che esordì come comica ci si aspetterebbe una commedia sfrenata come quelle di altri comici che hanno fatto in passato il ‘grande passo’ dalla TV al cinema.

C’è ancora domani, invece, non è un film comico. O, meglio, non è solamente un film comico. Per il suo esordio dietro la macchina da presa, Paola Cortellesi ha pensato bene di farsi affiancare da due sceneggiatori di professione (Furio Andreotti e Giulia Calenda, entrambi autori di “Come un gatto in tangenziale – ritorno a Coccia di Morto” anch’esso con Cortellesi come co-protagonista).ma di riservare a sé stessa il ruolo della protagonista. Al suo fianco, un ottimo Valerio Mastandrea.

C’è ancora domani finisce per inserirsi nella filmografia più nobile dei film italiani: citando senza vergogna, ma con molto rispetto, il neorealismo racconta una piccola storia di famiglia prendendosi il giusto tempo per tessere tutte le storie e preparare un ordito strettissimo che solo nel finale si rivelerà in tutta la sua forma.

Sebbene lo spettatore potrebbe essere sorpreso dal finale, rivelando il film per quello che è: un manifesto politico e sociale nel senso più alto del termine, è proprio questo finale che nobilita la pellicola portandola su un livello più alto e dandole un compimento che un altro finale non le avrebbe garantito.

Di certo alla Cortellesi vanno i meriti di aver confezionato un’opera (prima, peraltro) di grande impatto emotivo e visivo, di aver tirato fuori il meglio da tutti gli attori e di aver girato un film estremamente contemporaneo va detto, ad onor del vero che il film ha qualche difetto, veniale, sparso qui e là.

La brutalità di Ivano, fin dalla prima inquadratura, è fin troppo insistita e palese. Alcuni salti narrativi, per quanto utili, sono lievemente fuorvianti, per lo spettatore; il personaggio del meccanico, poi, risulta un po’ posticcio nelle sue due apparizioni.

Ma sono problemi che si perdonano volentieri davanti alla compattezza delle intenzioni che stanno alla base del film e ne fanno da ossatura.

Un’ultima nota di merito va sempre a Cortellesi per la sua eccezionale recitazione. Stare davanti e dietro alla macchina da presa, non è semplice, eppure l’attrice/regista si è mossa in modo estremamente sicuro regalandoci anche una performance come Delia davvero inarrivabile.

C’è ancora domani è davvero un grande film e, per una volta nel caso di un film italiano, è un film “importante”: di quelli che vale la pena vedere non solo per la storia che si dipana davanti ai nostri occhi ma anche come richiamo storico-sociale. Paola Cortellesi ci regala un’opera che, ci si augura, possa durare nel tempo e possa far capire anche alle future generazioni l’importanza di alcuni momenti storici e di alcuni diritti che sarebbe bene tutti ci ricordassimo di avere.

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