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Jack Dylan Grazer e Jordan Kristine Seamón, protagonisti di We are who we are

Recensioni

We Are Who We Are, i ragazzi fluidi di Guadagnino alla ricerca di se stessi

Luca Guadagnino ritrova i fasti di “Chiamami col tuo nome” per la sua prima serie tv. Un tuffo nel pieno dell’adolescena.

Tempo di lettura: 3 minuti

Adolescenza. Quel periodo della vita che, anche a distanza di tempo, non si sa se rimpiangere o scacciare via dalla mente. Certo, conta come lo si è vissuto, le esperienze fatte, le delusioni arrivate e i successi raggiunti. Tutti sono d’accordo però nell’affermare che in quegli anni lì si naviga a vista e i punti di riferimento oggi ci sono e domani non più. Lo sanno bene i protagonisti di We Are Who We Are, la serie tv HBO e Sky diretta e scritta (insieme a Paolo Giordano e Francesca Manieri) da Luca Guadagnino, in onda su SkyAtlantic e NowTv a partire da venerdì 9 ottobre alle 21.15. Essi, con un carico di punti di domanda sulla forma che assumerà il loro domani, vivono la loro giovane età in luogo distante da casa. L’America è lontana migliaia di chilometri, anche se paradossalmente la vivono lo stesso, ma in un altro luogo.

Jack Dylan Grazer
Jack Dylan Grazer

Siamo all’interno della base militare americana di Chioggia, un luogo che somiglia molto a un quartiere suburbano di una città a caso degli Stati Uniti. Lì sono arrivati, a distanza di qualche anno l’uno dall’altra, due ragazzi sui quindici anni d’età. Fraser (Jack Dylan Grazer, una piacevole e sorprendente scoperta) è quello più fresco d’arrivo, a seguito del trasferimento della madre, comandante dell’esercito, alla base militare in Italia; Caitlin (l’altrettanto promettente Jordan Kristine Seamón), invece, si trova lì da più tempo, sempre a seguito di un genitore (il padre, in questo caso).
I due sono diversi che più diversi non si può: irrequieto e strambo lui, pacata e imperturbabile lei. Ma una cosa li accomuna, oltre all’età: la spasmodica voglia di vivere. E vivere, per loro, a quell’età, vuol dire soprattutto scoprire (se stessi, il mondo, gli altri), farsi domande, sbagliare, provare, amare. Tutte cose che Fraser e Caitlin hanno l’opportunità di fare in quel preciso momento della vita, quando a giudicare le loro azioni sono in pochi e le responsabilità che comporta l’essere adulti sono ancora lontane.

Fraser e Caitlin, ma anche gli altri protagonisti di We Are Who We Are, combattono perennemente con le loro contraddizioni. Ora pudici, dopo disinibiti. Ora ubbidienti, dopo ribelli. Ora americani, dopo italiani. La loro identità è in continua (tras)formazione. Ed è bello come le loro realtà vanno continuamente a contaminarsi con l’esterno (della base). E l’esterno non è la Fifth Avenue di New York, ma un paese (Chioggia) con le sue abitudini e i suoi rituali non scritti.

Una scena di We are who we are

Scavando sotto la superficie ci si accorge che le caratteristiche dell’adolescenza americana sono le stesse dell’adolescenza italiana. Che le pulsioni (anche sessuali), i desideri, i sentimenti sono temi di carattere universale che Luca Guadagnino, nella sua prima serie tv, tratta con estrema sensibilità e delicatezza. Il regista di Suspiria è sempre con la telecamera attaccata ai suoi protagonisti. Li segue in ogni momento della loro giornata. Sembra, apparentemente, che nel corso degli episodi non succeda niente, che la trama sia piantata su se stessa o che addirittura non ci sa. Non è così. Guadagnino, come fatto con Chiamami con il tuo nome, il suo film migliore, porta lo spettatore in punta di piedi nelle vite dei protagonisti, prendendosi tutto il tempo necessario per entrare nel loro (complesso) mood.

I giovani di We Are Who We Are fanno proprie le caratteristiche della fluidità di genere. Ma non solo. La loro fluidità è insita anche nel luogo che abitano, che è al tempo stesso America e Italia. Non hanno etichette, le rigettano. Sono chi sono, insomma. Si trovano in una condizione non definitiva, ma che loro sembrano accettare con la serenità che li contraddistingue.

Luca Guadagnino sceglie di premere il pedale del contrasto e delle contaminazioni anche nella scelta dei brani musicali che rendono ancora più vitale la serie e che spaziano dai Rolling Stones a Marcella Bella, da Calcutta ai CCCP Fedeli alla linea.
Sarebbe una serie da guardarsi tutti di fila, episodio dopo episodio, per restare completamente travolti dalla bellezza e della semplicità di queste due anime che iniziano il loro percorso verso la maturità, contaminandosi.

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