Nel 1947 fu creato l’European Recovery Program, chiamato più comunemente Piano Marshall, un programma politico-economico USA per la ricostruzione dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, con uno stanziamento di 12,7 miliardi di dollari.
La classe politica italiana, che aveva appena redatto la Costituzione, costruì le solide fondamenta di uno Stato nazionale per gestire in modo democratico e trasparente quel denaro che poi servì alla Ricostruzione e al Miracolo economico degli anni ’60-’70. Ci costò una dipendenza culturale verso gli Stati Uniti, che ha provocato una serie di altri problemi che ora tralasciamo, ma possiamo dire che dal punto di vista economico, lo Stato riuscì a distribuire le risorse a beneficio del popolo italiano.
Il Recovery Fund approvato oggi dalla Commissione Europea, che stanzia 750 miliardi di euro, arriva in un momento di sfaldamento dello Stato, svuotato delle sue funzioni e dei suoi fondamenti da anni di politiche liberiste promosse dalla stessa Comunità Europea, in favore delle privatizzazioni di ogni settore che un tempo svolgeva funzioni pubbliche e collettive.
Dunque, o si costituisce una nuova classe dirigente capace di ricostruire le fondamenta di uno Stato che curi gli interessi della comunità, oppure questi soldi finiranno – con il sistema ben noto della spartizione e sparizione – nei conti bancari di alcuni di quegli imprenditori che in questi anni hanno visto moltiplicarsi le proprie ricchezze personali grazie alle alleanze con alcuni clan politici, i quali hanno scientemente svuotato le casse pubbliche senza contribuire al benessere collettivo, ma che anzi al contrario, hanno prodotto il più alto tasso di disuguaglianza dal dopoguerra, difendendosi poi l’uno con l’altro quando le indagini di qualche coraggioso magistrato provano a far pagare il conto delle loro malefatte.