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Una scena di Lourdes

Cinema

Lourdes, tra business e fede

Thierry Demaizière e Alban Teurlai puntano alla vittoria dei Cesàr con un documentario asciutto sulla convivenza tra business e fede a Lourdes.

Tempo di lettura: 2 minuti

Dal profano al sacro. Si potrebbe definire così l’ultima parte della carriera artistica dei due registi Thierry Demaizière e Alban Teurlai. Solo quattro anni fa, infatti, firmavano il documentario Rocco, dedicato alla celebre pornostar Rocco Siffredi, e dove non ci risparmiavano nulla. I due tornano con un acclamato lavoro (nomination ai Cèsar 2020) dedicato all’universo di dolore e speranza che alberga nella cittadina francese di Lourdes. Proprio qui, nel 1858, la giovane Bernadette Soubirous assisteva alla straordinaria apparizione della Vergine Maria all’interno di una grotta. Da allora giungono ogni anno milioni di pellegrini per toccare la stessa pietra ove apparve la Madonna in cerca di un miracolo. A oggi sono stati riconosciuti 70 miracoli e 7000 guarigioni inspiegabili tra i fedeli recatisi a Lourdes: cifre che alimentano il fuoco della speranza.

I due registi, quindi, hanno deciso di scandagliare la quotidianità di un luogo unico al mondo, dove i poveri si uniscono ai ricchi sotto la bandiera della sofferenza. Inoltre, inspiegabilmente non era mai stato dedicato un vero documentario al santuario di Lourdes, nonostante il grande potenziale narrativo. Unica pietra di paragone era il film di finzione omonimo di Jessica Hausner, un racconto sull’invidia maturata tra malati verso i guariti.

Una scena di Lourdes

L’approccio adottato da Demaizière e Teurlai è acuto e circostanziato, riuscendo a registrare peculiarità e dicotomie della vita nel santuario. Lourdes viene rappresentata sia dal punto di vista sacrale che commerciale e organizzativo. L’immagine del terzo santuario al mondo per visitatori è quella di un enorme resort ospedaliero gestito con criteri militari. Altra contraddizione fondamentale è quella tra fede e scienza, sottolineata dale statistiche parallele di “guariti” e dei “miracolati” riconosciuti dalla Chiesa. Essenziale è anche il rapporto tra malati e parenti, persone adattatesi alle sofferenze dei loro cari grazie al sostegno di ferree convinzioni religiose. Sono raccontati anche gli operatori del santuario, descritti come disincantati addetti di una clinica privata.

La panoramica dei due registi, quindi, intercetta tutte le sfumature di un luogo a metà tra turismo di massa e puro esercizio di fede cristiana. Per restituire la verità di un luogo che oscilla costantemente tra la definizione di santuario e quella di meta del turismo di massa, occorre grande onestà. Non mancano, inoltre, i momenti di commozione, accentuati dalla difficoltà ad immaginare il dramma dei pellegrini di Lourdes. La speranza è che la qualità di questo film sia apprezzata anche al di fuori dei circuiti parrocchiali.

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