Un’introduzione corale cantata a cappella, un pezzo di ballata con un assolo di chitarra, un passaggio d’opera, hard rock e un finale in stile ballata, chiuso con piano e chitarra. Fa venire i brividi, pensando alla produzione musicale contemporanea, ma questa di cui stiamo parlando è stata, è e di certo sarà una delle più grandi e rivoluzionarie canzoni di sempre.
Il 31 ottobre del 1975 veniva pubblicata Bohemian Rhapsody. Non stiamo qui a raccontare il successo planetario, che è facilmente reperibile in rete (quarto singolo più venduto di sempre nel Regno Unito, appena uscito al vertice della Official Singles chart per nove settimane, più di un milione di copie nel gennaio 1976. E ci fermiamo) ma a celebrare l’idea, il coraggio e la follia di Mercury e dei Queen, confermata dal video musicale, caso di studio perché uno dei primi ad essere trasmesso in televisione.
Un’uscita rivoluzionaria. I sei minuti di durata del brano rendevano oggettivamente complicata la pubblicazione del singolo e la trasmissione in radio. Ci voleva un colpo di genio. Ci voleva Freddie Mercury, che consegnò a un amico DJ una copia del brano con la promessa di non trasmetterlo via radio. Il frontman sapeva bene che ciò non sarebbe accaduto, e l’intento era esattamente quello: il brano iniziò ad essere trasmesso di continuo, arrivando addirittura alle 14 volte in due giorni. Inevitabile la pubblicazione da parte della casa discografica.
Il video rimanda alla copertina di Queen II, ispirata ad una immagine di Marlene Dietrich. Il buio, le luci puntate su Freddie, Brian, Roger e John. I quattro che suonano e “il marchio” Queen II che ritorna nella sezione – indimenticabile e insuperabile – operistica (vera e propria passione di Freddie e della band, basti pensare a It’s a Hard Life e al chiaro riferimento all’opera I Pagliacci), con il finale a tutto rock e la chiusura malinconica e dolcissima. “Anyway the Wind blows”, e il gong, suonato nel video da Taylor.
Un lavoro complesso e costoso. Sei settimane di lavoro solo per la registrazione, precedute da tre settimane di prova. Tanto per dare un’idea, in alcuni tratti del brano le voci dei Queen furono sovraregistrate diverse volte, pare addirittura per un totale di circa 180 parti vocali: tecnologia ancora inadeguata vista l’epoca, così venne sperimentato un nuovo tipo di supporto, il “taglia e incolla” manuale di più sezioni di nastro.
Una nota a margine: sul lato B della prima uscita di Bohemian Rhapsody c’era I’m in love with my car, non propriamente il top della produzione dei Queen. Nel 1982 ecco invece You’re My Best Friend, mentre nel 1991, dopo la morte di Freddie, il brano è stato di nuovo pubblicato insieme a These are the days of our lives.
Dunque, lo diciamo con forza. I Queen sono esistiti anche prima del recente film campione d’incassi. Ed erano – e sono tuttora, per chi li ascolta – una vera e propria rivoluzione, culturale e musicale. Per conferma, rimandiamo all’ascolto di A Night at the Opera (e di Queen II, spesso trascurato ma assoluto capolavoro).