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Una scena di Army of the Dead

Cinema

Army of the Dead, il secondo film di zombi è sempre il più difficile

“Army of the Dead” è un film di intrattenimento che trova il suo limite nella propria mole, troppo esteso per un prodotto di genere e troppo esile per proporsi come svolta autoriale.

Tempo di lettura: 3 minuti

Finalmente libero. Il 2021 curiosamente è stato l’anno della liberazione artistica di Zack Snyder. A due mesi dalla release di Zack Snyder’s Justice League, arriva su Netflix la sua seconda digressione in campo zombie-movie (dopo L’Alba dei morti viventi del 2004). Si tratta di Army of the Dead, un antico progetto originale dello stesso Snyder, ossia un heist movie che sposa il topos del furto al casinò stile Ocean’s Eleven con l’invasione zombie.

A seguito di un incidente militare, un’orda di infettati dall’usuale virus di origine incerta prende il controllo di Las Vegas. L’esercito riesce a sigillare la città grazie a una cinta muraria di container, nell’attesa che una bomba nucleare depotenziata faccia tabula rasa della Sodoma americana; i richiami biblici tipici di Snyder sono evidenti con la città del peccato per eccellenza dominata da un vero re zombi che dimora nel paganissimo casinò Olympus.

Una scena di Army of the Dead

Naturalmente Las Vegas, oltre che per il divertimento, è nota per la liquidità monetaria riversata nei suoi casinò, ed è normale che ci sia un proprietario di casinò disposto a ingaggiare un team di mercenari per svuotare il suo stesso caveau prima che la città venga cancellata. E non c’è persona migliore per assemblare la squadra di Scott Ward (Dave Bautista), ex militare dal passato doloroso sopravvissuto all’evacuazione di Las Vegas. Inoltre, sua figlia Kate (Ella Purnell) lavora come volontaria nei campi dei profughi della città e ha le conoscenze giuste per superare le “mura” di Las Vegas.

Nel momento in cui si scrive, Army of the Dead è entrato nella top 10 dei film più visti su Netflix di sempre (se non visti, per lo meno “iniziati” dagli utenti), con 80 milioni di views sulla piattaforma. Tuttavia è curioso capire quante di queste persone abbiano terminato la visione, dati i giri molto bassi del primo atto del film. Pur essendo un film di azione molto canonico, Snyder vuole dare respiro al suo lavoro, intenzione già espressa nella recente versione di Justice League. Ne esce un’opera di 148 minuti (un’eternità per un horror) dal notevole impianto scenografico e dalle grandi velleità autoriali. Nonostante l’estensione, però, l’opera lascia un senso di incompiutezza. Oltre a personaggi ragionevolmente poco strutturati, sono innumerevoli le incongruenze e i comprimari “dimenticati”, come se molto fosse lasciato in sospeso. Infatti, l’operazione è pensata per essere integrata dalla serie animata prequel Army of the Dead – Lost Vegas che dovrà riempire i vuoti del film, oltre a possibili sequel (il finale è apertissimo).

Una scena di Army of the Dead

Tuttavia quest’anima di “asset” audiovisivo irrisolto lascia parecchio a desiderare e mortifica in parte le aspettative dello spettatore di questo genere di film, in cerca di un’opera liberatoria e ricca di azione. Infatti, si ha addirittura la sensazione che Snyder sia stato “braccino”, cioè che potesse osare molto di più con le risorse a disposizione a livello di azione e scene di massa. La città devastata è convincente ma anche troppo poco abitata, facendo quasi dimenticare che sia infestata dai non morti (perché sganciare una bomba se alla fine non sono così tanti?). Le cose migliori, però, riguardano la società zombi, costruita nel solco delle lezioni romeriane e dominata da una classe di “alpha” intelligenti. Tuttavia, nel film non si respira lo spessore politico di Romero, se non l’intento di mettere un scena un film d’azione muscolare e di esiguo spessore.

Army of the Dead è un film di intrattenimento che trova il suo limite nella propria mole, troppo esteso per un prodotto di genere e troppo esile per proporsi come svolta autoriale. Abbastanza debole anche il tentativo di elevare istanze socio-economiche (si scoprirà che il capitalismo è veramente un modello di sviluppo maligno). Resteranno comunque nella memoria elementi come l’adorabile tigre-zombi, la fuga dal casinò e l’ottima sequenza d’apertura.

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