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Andrea Scanzi

Attualità

Divertire e far pensare

Perché è riduttivo considerare gli artisti come coloro che fanno divertire e appassionare.

Tempo di lettura: 3 minuti

Un amico mi ha fatto leggere un post di Andrea Scanzi, dove dà di ignoranti a tutti quegli artisti che si sono sentiti offesi dall’essere definiti da Giuseppe Conte “quelli che ci fanno divertire”. Si sente autorizzato a parlarne come artista poiché ha acquisito anche questo titolo facendo teatro da 10 anni, e sommandolo a quelli di giornalista, scrittore, intellettuale, anche se preferisce esser definito figo e cazzaro. Non ho visto le sue performance artistiche, per cui non posso dare un giudizio, ma posso solo dire che negli ultimi dieci anni abbiano visto salire sui palcoscenici un po’ di tutto, tanto che è ormai diventato difficile ritenerlo un luogo che, solo per il fatto di accedervi, possa attribuire titoli. Del resto non credo che oggi, chi parla un po’ di tutto, come un tempo facevano i filosofi, abbia più bisogno di mostrare alcun titolo: sono opinioni, ed è sufficiente il titolo di “opinionista” per coprire tutto lo scibile umano, e farsi pagare, perché quest’ultimo è il vero attestato che differenzia dalla semplice libertà d’espressione che tutti possono esercitare su qualunque argomento.

Lasciamo andare la questione dei titoli e veniamo all’argomentazione sulla quale fonda l’accusa di essere degli ignoranti agli artisti offesi: secondo lui “divertire” vuol dire “saper coinvolgere, inducendoti ora al riso e ora alla riflessione”. Non so da quale vocabolario etimologico attinga la sua cultura, ma da Ottorino Pianigiani all’Accademia della Crusca, il significato antico è esattamente l’opposto: “Divertire” viene dal latino Divèrtere, volgere altrove, in direzione opposta, deviare, in senso proprio e figurato significava “Distogliere”: il contrario di “Coinvolgere”; a cui si aggiungono “Ricreare” (“basta con la tombola, basta co ‘i ricreativo, principia ad avviare ‘i curturale” – diceva un film) e “Sollazzare”.

Andrea Scanzi

Della parola “riflessione” non c’è traccia, né nel significato antico, né tantomeno in quello moderno, che è poi quello che ci deve interessare di più, dato che “comunicare” significa innanzi tutto trovare un attuale e comune significato nelle parole. Se per intenderci ci si dovesse rifare all’etimologia delle parole, si creerebbe una gran confusione: ad esempio “Piaggeria” viene dalla parola Piagère per significare “piacere”, che è una sensazione bellissima, solo che poi è diventato piacentare, piaggiare, “piacere altrui, adulare”, assecondare le parole di un potente al fine di ottenerne un vantaggio personale. Ti à piaciato? – diceva Ettore Petrolini, uno che è stato per più di 10 anni sui palcoscenici, che sarebbe inorridito ad attribuire lo stesso significato a “divertire” e “riflettere” e ne avrebbe preteso la distinzione, senza bisogno di privilegiare l’una o l’altra, ma solo per evitare l’ignoranza e preferire l’intelligenza, la cui radice etimologica sta nel “distinguere”.

Distinguere è anche la premessa per rispettare le differenze: se sono un comico, cercherò di far ridere e divertire, se sono un tragico cercherò di far provare la profonda sensazione interiore del dolore. Se come artista sento di voler provare a trasmettere un’idea complessa della vita, cercherò di evocare insieme al pubblico il riso, il pianto, l’eccitazione, l’amore, il nascere, il morire, e tutte le altre mille sensazioni che ci attraversano nelle nostre esistenze, per metterle sotto una luce nuova. È quello in cui si sono rispecchiati i grandi artisti del passato, ai quali si ispirano oggi tanti artisti, attori, scrittori, registi, scenografi, costumisti, musicisti, cantanti, danzatori, pittori, scultori, ecc..

Dunque, senza alcuna polemica, ma “quelli che ci fanno divertire e appassionare” è davvero poco, detto da chi rappresenta una nazione che ha dato al mondo generazioni di geni maggiori e minori dell’arte.Un momento di stanchezza può capitare a tutti, e sono convinto che se fosse interpellato porgerebbe le sue scuse e riformulerebbe la definizione di “artista”. Però mettersi a fare il paladino anche delle sviste dei potenti, per trasformarle in oro colato, pure in maniera sconclusionata e dando degli ignoranti agli altri, questo sarebbe meglio di no: sarebbe più da figo e cazzaro che da artista.

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