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Searching Eva

Cinema

Searching Eva, ritratto di una cittadina della società liquida

Indagine su una delle figure più sfuggenti della blogosfera.

Tempo di lettura: 3 minuti

Nel 2014 l’autrice Giorgia Malatrasi rimane ammaliata dal video blog della misteriosa Eva Collè, una giovane donna che racconta la sua multiforme vita di sex worker, giramondo, poetessa, modella e musicista. Malatrasi ne parla con la regista Pia Hellenthal, che rimane a sua volta attratta da questa creatura androgina e aliena, allo stesso tempo totalmente svelata e ineffabile. Come soggetto si presta perfettamente alla linea editoriale della rivista Vice, qui coproduttrice con Vice Studios e la tedesca Corso Film, sempre alla ricerca di storie di vita emblematiche della contemporaneità. 

Prima di assumere lo pseudonimo sopracitato, F. era una ragazza cresciuta nella provincia italiana, decisasi in giovane età a rendere la propria esistenza un vero e proprio progetto artistico dopo aver realizzato come la privacy fosse un concetto obsoleto. Lo scopo ultimo è trovare il proprio ruolo nel mondo, ignorando pregiudizi e valori e trovando pace grazie a un’estrema apertura mentale.

Searching Eva

Aderendo pienamente alla liturgia del reality show, Eva Collè si mette completamente a nudo sui social network, non lasciando scoperto nessun frammento della sua quotidianità non convenzionale. Infatti, sottopone alla sua platea virtuale le situazioni più differenti, dal sesso occasionale alle sfilate su passerelle underground, dai momenti di intimità con la sua ragazza ai confronti amichevoli con la madre. Quello che viene a crearsi, inoltre, è un interessante paradosso poiché, pur rivelando la propria intimità, Eva si mantiene la sua figura completamente enigmatica e camaleontica. Non a caso, nei momenti intimi con la madre in Italia, alla tv viene trasmesso Chi l’ha visto?, per creare un parallelo con la sparizione di F., svanita per dare spazio a Eva.

La chiave di Searching Eva per raccontare un soggetto così sfuggente è stata ben colta dalla regista, che decide di assecondare i marosi della corrente Collè più che cercare di incanalarla in un racconto lineare. Quindi, viene raccontata tramite momenti di vita tessuti senza soluzione di continuità, scanditi da cartelli con commenti e interazioni dei follower della ragazza.

Oltre alla casa natia, la troupe pedina la giovane blogger nei suoi spostamenti tra Berlino, Messico e Grecia, scanditi dalle evoluzioni estreme del look di Eva. L’elemento estetico è anch’esso decisivo, e la regista è abile nel restituire la sensualità e il mistero di questa figura a tratti androgina, sempre riconoscibile nonostante passi da capelli lunghi con frangetta al mullet fino a un taglio militare.

Searching Eva

Lo spettatore ha spesso il dubbio di confrontarsi con l’avatar di un videogioco, e non a una persona in carne e ossa, date le trasformazioni estetiche che sembrano modifiche di un proprio alter ego virtuale. Un risultato importante di Searching Eva è anche quello di essere riusciti a raccontare Eva Collè senza giudizi di valore, come se la mdp fosse il semplice vetro di un acquario o, meglio, il filtro di una storia Instagram. Lo spettatore, inoltre, matura il dubbio di confrontarsi con un avatar e non con una persona in carne e ossa, con trasformazioni estetiche che sembrano interventi su un proprio alter ego videoludico.

Quello che resta, alla fine (?) del percorso, è l’illusione di aver compreso questa figlia del suo tempo ma, al contrario, Searching Eva fornisce tutto tranne che una lettura univoca della sua protagonista. Il risultato è un documentario suadente e seducente, che restituisce perfettamente lo spleen di questa vestale della società liquida, che più si mette a nudo più rende impervia la ricerca della sua vera essenza.

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