Non sempre uno sceneggiatore può esprimere le sue opinioni su un argomento, soprattutto quando si tratta di una commedia: certo, tutti i dialoghi di un film sono parto della mente dello sceneggiatore ma non sempre quello che dicono i personaggi, che devono essere coerenti, rispecchiano le idee dello sceneggiatore. Inoltre, spesso, i personaggi esprimono i loro stati d’animo e le loro opinioni attraverso le azioni più che attraverso monologhi.
Un’eccezione si verifica nell’ultimo film di Danny Boyle: “Yesterday”.
Il contesto è questo: Jack Malick (Himesh Patel, al suo esordio nel lungometraggio), apparentemente unico al mondo a ricordarsi le canzoni dei Beatles, sta per far ascoltare “Let it be” ai suoi genitori, che lo considerano un musicista fallito (quale in effetti è). Jack si siede quindi al pianoforte, suona i primi accordi della canzone e canta il famosissimo attacco, ma viene interrotto dal suono del campanello. Entra così un amico del padre che si siede anche lui per sentire la “nuova” canzone. Anche l’atteggiamento del nuovo arrivato è quanto mai scettico: in fondo Jack non ha mai sfornato un successo in tutta la sua vita.
Jack, nonostante l’evidente scetticismo degli astanti, ricomincia, ma viene interrotto ancora poco dopo. La scena si ripete alcune volte fino a quando Jack sbotta, si volta irato verso il suo pubblico ristretto e li riprende per la loro disattenzione.
Jack (ma di fatto chi parla è lo sceneggiatore Richard Curtis, con la complicità del regista Danny Boyle) spiega ai suoi genitori che stanno per ascoltare per la prima volta al mondo un’opera importantissima: come se stessero guardando Da Vinci dipingere la Monna Lisa.
Curtis, attraverso il suo personaggio, paragona “Let it be” alla “Gioconda” in qualità di capolavoro assoluto di un artista se non di un’arte nel suo complesso. Il paragone può forse suonare un po’ avventato, ma in effetti se la Gioconda è uno dei quadri più famosi del mondo, la stessa cosa si può dire di Let it be tra le canzoni.
Il monologo è totalmente insensato, anzi, suona un po’ presuntuoso, se letto con la prospettiva dei genitori di Jack, che non sanno chi sono i Beatles, ma è una enorme strizzata d’occhio al pubblico che ovviamente conosce alla perfezione la canzone. In realtà, tutta la scena è una strizzata d’occhio: noi sappiamo fin dal momento in cui Jack annuncia solennemente il titolo della canzone che è un capolavoro assoluto e ridiamo dello scetticismo degli astanti che, effettivamente, non si rendono conto che stanno per ascoltare una pietra miliare della musica.
Nell’economia della pellicola, la scena arriva in un momento di svolta: Jack è sull’orlo di diventare un cantante di enorme successo, ma viene continuamente ribadita la sua incredulità di fronte a quanto gli sta accadendo: anche in questo caso, sebbene stia per suonare “Let it be” lo fa quasi con spaesamento e con una certa deferenza, conscio -lui e solo lui- di suonare un’opera d’arte inarrivabile, mentre per il suo pubblico si tratta solo di una nuova canzone. Magari di scarso successo, come tutte le altre.
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