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Una scena di The Prom

Cinema

The Prom, un manifesto contro la discriminazione di genere

Ryan Murphy rivisita in chiave cinematografica il musical The Prom, regalando brio, gioia e speranza agli emarginati (e non solo).

Tempo di lettura: 4 minuti

Dopo i suoi ultimi lavori – Hollywood e Ratched – che hanno entrambi spiccato il volo in questo 2020 – e chiaramente scompagnati dalla sua matrice contenutistica abituale di storie di emarginazione ed isolamento – Ryan Murphy si avventura per la terza volta nel campo della regia di un lungometraggio. Con The Prom, in streaming su Netflix dall’11 dicembre, si viaggia indietro nel tempo stabilendo un contatto platonico con Glee e riaffacciandosi al mondo delle pantomime liceali, tra tradimenti, separazioni e scelte di vita gravose.

THE PROM

La genesi teatrale di The Prom

Il The Prom cinematografico è il fratello gemello di un’opera omonima nata per un diverso medium, quello del teatro. Il musical in due atti debutta inizialmente nel 2016 ad Atlanta, ma i fuochi d’artificio li fa scoppiettare (ovviamente) al Longacre Theatre di Broadway dove approda nel 2018 incantando la platea con 309 rappresentazioni. Con la regia di Casey Nicholaw in entrambe le tournée, The Prom riceve ben sette nomination ai Tony Awards – di cui una per miglior musical – ma al giro di boa della settantatreesima edizione non riesce ad imporsi contro il fascinoso Hadestown che racconta l’imperituro mito di Orfeo ed Euridice.

Nello stesso anno, il 2019, riesce ad arraffare il (dignitosissimo) Drama Desk Awards come miglior musical, un’onorificenza per gli spettacoli Off-Broadway. Ma, statuette conquistate o meno, il potenziale di The Prom sbrilluccica a tal punto da attirare l’attenzione di Ryan Murphy che decide di realizzarne una trasposizione cinematografica, lasciando al timone della sceneggiatura Bob Martin e Chad Beguelin, gli stessi del musical. Che la scelta di questa continuità sia stata dettata da un desiderio recondito di mantenersi osservanti della scrittura originaria o da un’ipotetica mancanza di audacia da parte di Murphy – che invece scrive gran parte delle sceneggiature delle sue serie – rappresenta in entrambi i casi una possibilità ampiamente mancata di innalzare lo standard qualitativo della trasposizione, che resta purtroppo particolarmente basso.

La cura contro la discriminazione

La storia ruota vorticosamente attorno ad un quartetto di attori sfioriti e impetuosamente attaccati dalla critica che fiutano una causa per la quale parteggiare per poter tornare in auge e battere di nuovo vittoriosamente il palco di Broadway. Cade a fagiolo la storia di Emma, diciassettenne omosessuale che patisce il supplizio di Tantalo perché vorrebbe portare con sé al ballo la sua fidanzata, ma è rabbiosamente ostacolata da un comitato scolastico moralista e di mentalità retrograda che vede nell’inclusione della comunità omosessuale una via preferenziale per decostruire la struttura di una società ordinaria e tipica.

THE PROM

L’atmosfera, nonostante la complessità e la delicatezza della situazione, è sempre frizzantina, spumeggiante, grazie alla tribù attoriale co-capeggiata da Dee Dee Allen, un’attrice incapace di accettare lo scorrere del tempo e l’inarrestabile processo che porta il pubblico a desiderare sempre carne fresca, e da Barry Glickman, attore di second’ordine che continua ad agognare ardentemente la svolta epocale della sua carriera. Sullo sfondo una diafana Nicole Kidman che appare a singhiozzi ma del cui personaggio comico siamo felici, dopo un’annata di ruoli impegnati come in Bombshell, ne Il cardellino e nel recente The Undoing.

Le due ore di acuti e piroette chiaramente inneggiano alla meticolosa lotta contro la discriminazione di genere, ma c’è qualcosa che stona sin da subito, ed è la semplicità con la quale la situazione viene affrontata. Non basta né la bohémien narcisista interpretata meravigliosamente da una Meryl Streep che aveva già rodato ampiamente nel campo dei musical con Mamma Mia! e Into The Woods né l’allunaggio sul grande schermo del premio Tony Awards James Corden, decisamente nato per interpretare il ruolo di orgoglioso queer. Il film si trascina per tutta la sua durata gettando sapientemente fumo negli occhi con musiche coinvolgenti e situazioni sempre pennellate da quei magici colori pastello ai quali Murphy è affezionato, e che elevano le scene a materiale pseudo-visionario.

L’impresa titanica di The Prom

E’ un rischio incredibile quello di adattare un musical, perché durante la trasposizione persone e coreografie si snelliscono fino ad appiattirsi, perdendo la terza dimensione del palcoscenico. Mentre i musical nascono per emozionare e coinvolgere lo spettatore con danza e canto, i film invece sono fatti per commuovere, che è ben diverso. I discorsi, poiché centellinati e praticamente fini a se stessi, disturbano e non poco. Certo è che The Prom sa regalare un po’ di genuini divertimento e positività, di cui, proprio in questo periodo, se ne ha più bisogno. Del resto è lo stesso Barry Glickman che ad inizio film afferma che ‘non c’è nessuna differenza tra un presidente ed un attore, perché entrambi hanno il potere’ , e sul fatto che il cinema sappia come smuovere le acque dell’emotività, nessuno discute.

Ma l’happy ending troppo caramelloso (forse fino alla nausea), con una virata corale di posizioni da parte di chi, recalcitrante per l’integrazione ne diviene poi un sostenitore accanito, sa ricordare paradossalmente anche quanto sia difficile che nella vita di tutti i giorni le cose evolvano per il verso giusto con rapidità e praticità, come nel caso di Emma. Nulla da recriminare a Murphy che si dimostra capace dietro la cinepresa come del resto lo è sempre stato, ma si resta all’esterno dei personaggi e non si esplora mai davvero sino in fondo il loro interno, per capire cosa provano. Si aggiunge a ciò anche la limitatezza temporale che costringe a stritolare i contenuti in due ore scarse, contenuti che magari in una miniserie avrebbero acquisito un spessore molto più percepibile.

Lo pseudo insuccesso di The Prom di certo non ha il potere di bollare negativamente le trasposizioni cinematografiche dei musical, che in passato di risultati soddisfacenti ne hanno dati: mi vien da pensare a Tutti insieme appassionatamente, Les Miserables, Mouling Rouge!, Chicago, West Side Story, My Fair Lady, La La Land, che per quanto poco considerati come genere, hanno saputo persino imporsi agli Oscar.
Ad oggi anche The Prom è dato come particolare favorito alla candidatura come miglior film per la cerimonia del 2021. Da monitorarne lo sviluppo sicuramente dopo l’arrivo in streaming su Netflix dall’11 dicembre.

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