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Adam Driver e Scarlett Johansson in Storia di un matrimonio

Cinema

Storia di un matrimonio e il senso di appartenenza di un uomo a una donna

Adam Driver e Scarlett Johansson superano loro stessi e si abbandonano senza indugio, tra New York e Los Angeles, alla brillante scrittura del regista Noah Baumbach.

Tempo di lettura: 5 minuti

«Sometimes, it’s only when something breaks down that you understand if for the first time» (Noah Baumbach, Note di Produzione)

Storia di un matrimonio è la storia di una coppia in crisi tra New York e Los Angeles: Charlie, regista teatrale d’avanguardia e Nicole, sua moglie e attrice, sposati e genitori di Henry. Lei è una madre affettuosa e complice, lui un padre attento e presente. Ognuno apprezza l’altro, sia nei pregi che nei difetti. La madre di Nicole adora Charlie a tal punto da considerarlo più un amico che un genero. Sembra il ritratto di una famiglia perfetta, ma c’è qualcosa che non va. Un tassello si è già inclinato da un po’, portando i due giovani coniugi a quella che sembra l’unica soluzione alla loro infelicità: il divorzio.

Siamo tutti d’accordo che raccontare la fine di una storia d’amore tra un uomo e una donna non sia oggi uno spunto particolarmente originale per l’impianto di un film. Ma la chiave sta spesso nel come si narra piuttosto che nel cosa. Partendo da questo assunto, il regista americano Noah Baumbach ha preso le mosse dalla struttura narrativa di un divorzio per raccontarci in modo incisivo la bellissima storia di un matrimonio e di una famiglia che resta unita, nonostante tutto.

La rottura di un nucleo familiare era già il cuore di una delle sue pellicole più calibrate e di successo, Il calamaro e la balena (2005) con Jeff Daniels e Laura Linney, dove il punto di vista era quello dei due figli della coppia in questione. In Storia di un matrimonio il regista adotta invece la prospettiva duplice dei due coniugi (sebbene primeggi quella maschile), sottolineata fin dall’incipit in una commovente dichiarazione d’amore reciproca che apre il cuore dello spettatore, predisponendolo a una visione empatica. Quando incontriamo per la prima volta Charlie (Adam Driver) e Nicole (Scarlett Johansson) la loro felicità è già un ricordo e le loro strade, nel vero senso della parola, hanno preso direzioni diverse. Charlie, regista teatrale d’avanguardia, si prepara a portare in scena a Broadway un originale allestimento dell’Elettra di Sofocle. Nicole invece, con un passato da attrice pop di teen movie anni ’90, sta per lasciare New York alla volta di Los Angeles, sua città natale, per girare l’episodio pilota di una serie tv.

Rispetto a Il calamaro e la balena, tutto si dilata in un film di 136 minuti che illustra con dovizia di particolari le delicate dinamiche della fine di una relazione toccando più generi: thriller, legal, commedia romantica, screwball comedy e musical. C’è una crisi molto alleniana tra East Coast e West Coast, dove la dicotomia tra New York e LA è preponderante, nonostante le città siano poco inquadrate. Quando lo sono, la Grande Mela appare stretta, mentre Los Angeles enorme (in riferimento alle continue battute nel film sul “tanto spazio” che la caratterizza rispetto a New York). Marriage Story è in fondo un film girato in interni, in spazi familiari (stanze, appartamenti) e in spazi di transizione (come l’ufficio o l’aula di tribunale) che hanno una luce diversa ogni volta. Ma è anche un film di attori, colmo di facce ed espressioni profonde. La macchina da presa sta molto addosso ai corpi degli attori, che si fanno specchio del vero sentire dei personaggi. Basti pensare a come gli intensissimi primi piani su Driven e sulla Johansson aprono a un mondo drammatico e doloroso, senza però tralasciare l’ironia, che mitiga solo in parte il realismo con cui il film mette in scena la tensione crescente tra i due protagonisti, il loro senso di colpa, l’inadeguatezza e la rabbia devastante. Girare il film in 35 mm piuttosto che in digitale, ha contribuito a immergere lo spettatore in questa commistione di emozioni dove il connubio tra dramma e umorismo, tra intensità e leggerezza si rivela perfetto.

La scrittura di Noah Baumbach possiede un’eccezionale vena brillante, che viene messa a frutto con risultati formidabili. Dopo la risata arriva all’improvviso quella consapevolezza amarissima di fronte alle macerie di un rapporto. Se l’oggetto di interesse per il regista americano è sempre stata la realtà cosi com’è, qui la si ritrova nel grande naturalismo con cui sono dipinti Charlie e Nicole e nella magia creata da Adam Driver e Scarlett Johansson che gli danno anima e corpo; insieme sono insuperabili, di una spontaneità e sincerità che lasciano attoniti. Lei sfodera un ritratto adulto in cui si combinano dolcezza e malessere; lui è un adorabile concentrato di carisma e insicurezza, di fragilità e furore. L’apice della vicinanza e della lontananza tra i due è veramente raggiunto in un’intensissima scena che ai due attori richiede molto a livello recitativo: lo scontro verbale all’interno di una grande stanza vuota con le pareti bianche, dove la relazione fisica tra i due e quella che instaurano con l’ambiente circostante sono predominanti.

Storia di un matrimonio è anche un film sull’identità. I personaggi di Baumbach sono sempre stati alla ricerca di sé stessi in diversi momenti della vita e di come si definiscono in relazione agli altri. Charlie e Nicole sono definiti dal matrimonio e dall’unità familiare, che quando viene meno li porta alla scoperta di nuove identità che dalla felicità collettiva li conduce con fatica a una felicità individuale.

Adam Driver e Scarlett Johansson

La ciliegina sulla torta di questo Kramer contro Kramer di oggi è il ruolo cruciale degli ottimi comprimari a cui Baumbach affida i momenti più divertenti: la madre e la sorella di lei, interpretate da Julie Hagerty e Merritt Wever; Laura Dern, Alan Alda e Ray Liotta nei panni degli avvocati divorzisti. La Dern e Liotta, che sono la sintesi di quello spietato meccanismo giudiziario che irrompe nelle vite di una coppia, danno prova di grande mestiere nella loro lotta in tribunale. Una performance che da co-protagonisti li trasforma in protagonisti e fa sparire per un attimo i loro assistiti. La cifra narrativa usata dal regista gli permette di firmare uno dei suoi film più maturi e complessi. Per numerosi aspetti Storia di un matrimonio è il suo film migliore in senso assoluto, il cui epilogo segna una chiusura circolare della parabola tra i protagonisti, regalandoci uno dei finali più struggenti degli ultimi anni. Un finale in uno spazio aperto, che enfatizza quello speciale senso di appartenenza di un uomo a una donna, quando il matrimonio è finito ma la famiglia continua a vivere.

Dopo un breve passaggio nelle sale cinematografiche italiane, Storia di un matrimonio è disponibile su Netflix dal 6 dicembre 2019.

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