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Sardine a piazza San Giovanni in Roma

Attualità

Sardine indigeste, a destra e a sinistra: la Politica torna nelle piazze e mette paura a chi nelle piazze non riesce più a starci

Insulti, dichiarazioni d’amore, strizzate d’occhio. Ecco perché occorre salutare con gioia l’avvento delle Sardine: fenomeno passeggero o nuova stagione politica, quei ragazzi hanno un gran merito, quello di aver riportato la gente in piazza. Non spettano a loro le proposte, quelle lasciamole alla politica: alla piazza lasciamo fare la Piazza.

Tempo di lettura: 3 minuti

Non fanno le proposte. Sono zecche. No, sono radical chic. Sono peggio dei fascisti. Sono buonisti. “C’hanno dietro Prodi zì, è tutta una montatura”. Fannulloni. Criticati dalla destra, e pure dalla sinistra. Una strizzata d’occhio da altri, perché oh, non si sa mai.

C’è tutto e il contrario di tutto intorno al movimento delle Sardine, che impazza sui social e nelle piazze e che, come ogni fenomeno – anche mediatico – che si rispetti gode di sentimenti opposti. Chi le ama, follemente. Chi le odia, senza un motivo valido se non quello del “partito preso”, quello stantio “o con noi o contro di noi” che nell’ondata “nostalgica” che sta invadendo il Paese è tornato tanto di moda. Lo stesso per cui viene odiata Ilaria Cucchi dalle stesse persone, tanto per fare un esempio.

Sardine a piazza San Giovanni in Roma

Ci soffermiamo soltanto su un punto. Le proposte. Detto che non sentiamo da una vita proposte che guardano alla società da parte della politica, se non quelle che mirano alla nascita di un nemico comune, che attraverso bugie – do you remember 35 euro al giorno per gli immigrati, per lo più palestrati e terroristi, che sbarcano in Italia? – studiate e fatte passare per buone soprattutto grazie al veicolo dei social e delle pagine e dei link ai quali abboccano, loro sì pesci da lenza, una miriade di persone, le suddette proposte non devono essere fatte dalle Sardine. Non è compito loro, non sono un partito, non rientra nei loro compiti. Il compito di una piazza è la protesta, è proporre indicazioni che la politica dovrà, se vorrà, fare sue. Stop. E questo è stato fatto a Roma. Meno campagna elettorale, un linguaggio più sobrio, trasparenza, corretto approccio anche da parte dei media, esclusione della violenza anche verbale, ripensamento/abrogazione dell’ormai famoso e famigerato decreto sicurezza di Salvini.

Queste le proposte, le pretese, le indicazioni. Questo è quanto uscito da quelle piazze dove oggettivamente si stava “stretti come sardine”. E se sia un fenomeno passeggero, o una nuova stagione, ora è complicato capirlo e ingeneroso pensarci. Perché quei ragazzi hanno un gran merito, aver fatto riscoprire la partecipazione Politica (questa sì, con la lettera maiuscola) e l’importanza di una piazza gremita a chi quella politica, intesa come idea e partecipazione, l’ha abbandonata perché si è trasformata in propaganda e nulla più. E mentre continuano pure i dubbi da parte di certa sinistra, a quella certa sinistra è doveroso ricordare che le Sardine stanno facendo esattamente quello che la sinistra non riesce più a fare, portare la gente in piazza, sensibilizzare su certe dinamiche, riportare al centro un pezzo di ideologia, o quello che ne resta.

Sardine a piazza San Giovanni in Roma

Se l’ultima grande manifestazione targata in un certo modo è stata quella del 23 marzo 2002, quando Cofferati e la Cgil riuscirono a portare al Circo Massimo più di 700 mila persone (tre milioni secondo il sindacato) per il no alla modifica dell’Articolo 18, un motivo per essere felici dell’avvento di un Movimento politico (e non partitico) antifascista e – perlomeno a livello ideologico – “di sinistra”, dovrebbe esserci, per chi guarda, pensa e vota a sinistra. Che poi la volontà di farsi del male da soli vinca sulla razionalità e su una visione ad ampio raggio, anche questo è tipico di certa sinistra. Quella che non vince più. O che forse, non vuole vincere più. Perché quella gente in piazza, brutalmente parlando, sono voti, idee, sentimenti, di chi non si sente più rappresentato. Di persone alle quali è servito poco per scendere di nuovo in piazza. Di persone che non votano più magari, e che vogliono tornare a farlo. E che non intendono LEGArsi, ma che hanno tanto bisogno di qualcosa, di partitico, e perché no di sinistra, per tornare dentro le cabine elettorali.

1 Comment

1 Comment

  1. Anna Snedker

    28 Gennaio 2020 at 00:36

    La verita fa male per caso? Lei non intimidisce nessuno .Salvini quando non era ancora leader della Lega disse una cosa che i fatti gli stanno dando ragione, se si osserva l elettorato che ha meno di 35 anni si vede che quello del centronord va a destra, quello del sud a sinistra, non a caso la sinistra si va via via meridionalizzando e lo scadimento della sua proposta politica e evidente, perche prima di essere di un partito si e espressione di dove si e nati e conseguentemente dove si e stati educati .e, la sinistra che una volta produceva i Dozza, i Pertini, i Craxi, i Martelli, i Cervetti e gli Amendola ora puo produrre solo i Merola, i de Magistris, i bassolino, i vendola, i de caro, gli emiliano ecc. Io un Dozza a differenza del sinistrume neoborbonico sopra citato non lo avrei visto proprio difendere in maniera ottusa e acritica gli africani estremisti della negritudine e i barbuti e le donne velate dell islam politico questi sono i fatti, il resto sono chiacchiere .

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