Negli ultimi anni si sta definendo sempre più un’identità cinematografica del Nordest italiano. Tra gli esponenti principali troviamo autori come Andrea Segre e Marco Segato, che operano nel solco tracciato dal compianto Carlo Mazzacurati. Si tratta di un cinema beffardo, di grande rigore formale e dove ci si interroga costantemente sull’impatto dell’industrializzazione in terre un tempo con vocazione contadina. Non sono insoliti i racconti di personaggi sconfitti sul piano personale ed economico, non dissimili dagli eroi del cinema dei Fratelli Coen. In questo contesto prende forma l’esordio alla regia di Davide Del Degan, che con Paradise riprende un altro segno cinematografico del Nordest: la terra di frontiera.

Protagonista del film è Calogero (Vincenzo Nemolato), un granitaio siciliano spedito in Carnia per il programma protezione testimoni. L’uomo, infatti, ha deposto contro un killer mafioso (Giovanni Calcagno), dopo averlo visto uccidere un uomo davanti al suo carretto. Non può avere contatti con la moglie (Selene Caramazza) e il suo unico riferimento è un premuroso agente degli Interni (Andrea Pennacchi). Nel borgo di Sauris comincia timidamente ad ambientarsi, nonostante il quasi insormontabile divario culturale. Ma, nel residence Paradise, dove Calogero trascorre l’esilio, s’imbatterà nell’ultima persona che sperava di incontrare…
Del Degan, come detto, sfrutta l’ambientazione delle foreste di Sauris per tradurla in frontiera western. Attenzione però, non si tratta solo di confine territoriale, ma anche culturale e psicologico. Infatti, l’intelligente penna di Andrea Magnani (Easy – Un viaggio facile facile) genera una zona franca dove i personaggi si liberano di ogni retaggio socio-culturale. Nonostante sia una terra di apparente chiusura, qui i due protagonisti possono uscire dai panni di lupo e agnello. Lo scopo non è quello di sorprendere lo spettatore con facili ribaltamenti; il desiderio è costruire una commedia nera dove si possano rompere stereotipi e archetipi in modo maturo e sensato. L’abilità di Magnani e Del Degan è creare una storia attuale con un mèlange di segni tipici del genere western. Decisamente brillante anche il casting, con i due protagonisti complementari, dal punto di vista fisico e forse non solo.

Paradise – una nuova vita è un’opera funzionalmente eccentrica, in sottrazione e che supera agilmente ogni trito stereotipo. Una novella dove uomini del sud trovano in un nord ostile un nuovo modo di vivere, mangiare e amare. Nonostante si rischiasse di fare una facile comicità da conflitto culturale, Magnani lavora su situazioni tanto bizzarre quanto credibili. Come detto, pur sembrando una black comedy nordeuropea dal sapore western, il film non perde mai la propria località. I cineasti italiani desiderosi di fare opere “esportabili”, dovrebbero guardare con attenzione a operazioni come Paradise. Magnani e Del Degan sembrano dirci con la loro commedia nera di riscatto che il paradiso forse non esiste, ma a volte per avvicinarvisi basta solo un cambio di look.
