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Rocky Horror Picture Show

Cinema

Gli otto minuti in cui Rocky Horror Picture Show diventa un cult-movie

Le canzoni Time warp e Sweet transvestite trasformano un film ordinario in un cult

Le labbra rosse di Patricia Queen in Rocky Horror Picture Show
Tempo di lettura: 3 minuti

Otto minuti. Bastano otto minuti per trasformare un film apparentemente ordinario e dall’aspetto un po’ cheap in un capolavoro? Nel caso di Rocky Horror Picture Show, sì. Il film inizia con le labbra di Patricia Quinn che cantano Science Fiction/Double Feature. Per quanto originale (e, oggi, iconica) la scena non lascia a bocca aperta e la canzone non rimane subito impressa. Il film vero e proprio si apre con un matrimonio, al quale Brad e Janet, i due protagonisti, sono invitati. Successivamente, i due partono e bucano una ruota in una notte piovosa, dirigendosi quindi verso il castello di Frank-n-Furter. Vengono cantate un paio di canzoni, nessuna delle due memorabili e l’aspetto del film è da b-movie e si fa fatica ad inquadrarlo.

Poi però, Brad e Janet suonano al castello e Riff-Raff apre la porta. Da quel momento, il film cambia definitivamente: la canzone Time warp da finalmente al film un tono grottesco che non abbandonerà più fino alla fine. Time warp è probabilmente la canzone più orecchiabile del musical ed è anche il pezzo meglio girato, con più inventiva e più divertente. Forse basterebbe questa canzone per rendere indimenticabile Rocky horror picture show, ma appena i transilvani finiscono di cantare, un ascensore scende dall’alto e Tim Curry avvolto in un mantello compare sulla scena. La canzone è Sweet transvestite e sul primo ritornello, con un gesto plateale, Tim Curry si toglie il mantello e sfoggia un abbigliamento quanto mai equivoco. Anche questo secondo pezzo, passato alla storia, contribuisce non poco a definire il carattere del film e a renderlo un tassello irrinunciabile della filmografia di qualsiasi cinefilo.

Una scena di Rocky horror picture show

Sia “Time warp” che “Sweet transvestite” servono come presentazione dei personaggi: Riff-raff la prima e Frank-N-Furter la seconda, ma servono soprattutto per far ambientare lo spettatore nell’atmosfera che da quel momento in poi caratterizzerà il film (non si uscirà più dal castello). Atmosfera che verrà completata poco dopo con la presentazione degli ultimi personaggi grazie ad altre canzoni. In particolare è grazie all’eccezionale performance di Tim Curry in Sweet transvestite che si smette di chiedersi davanti a quale tipo di film si è capitati e si comincia ad interessarsi alla storia, ma è davvero impressionante come il regista Jim Sharman in soli otto minuti riesca trasformare quello che all’apparenza era un ordinario filmetto mutuato da un musical di successo, vagamente noioso, in un film grottesco perfettamente definito da cui diventa difficile staccare gli occhi.

Tim Curry canta “Sweet transvestite”

Va da sé che il film non finisce lì e che ha almeno un altro paio di momenti indimenticabili: Hot patootie e Touch-a, Touch-a, Touch-a Touch Me, ma è davvero in quegli otto minuti che il film letteralmente esplode ed entra nel cuore degli spettatori.

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Per motivi che sfuggono alla comprensione dei più è stato realizzato un remake nel 2016 per la regia di Kenny Ortega. Inutile dire che nonostante lo sforzo degli interpreti, la nuova versione non è nemmeno lontanamente all’altezza dell’originale.

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