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Oscar 2021 Miglior Film Internazionale

Cinema

Oscar 2021, i 5 contendenti con più probabilità di ricevere una nomination come Miglior Film Internazionale

Uno sguardo ai 5 film che hanno più chanche di entrare a far parte dei nominati nella categoria Miglior Film Internazionale agli Oscar 2021.

Tempo di lettura: 4 minuti

Siamo agli sgoccioli. I giochi sono fatti. Lunedì 15 marzo alle ore 14.30 (fuso orario italiano) si conosceranno finalmente tutte le nomination agli Oscar 2021, in scena a Los Angeles il 25 aprile. Nei mesi scorsi abbiamo iniziato a capire quali fossero i film in rampa di lancio per le categorie principali. A distanza di qualche settimane qualcosa potrebbe essere cambiato; altro, invece, potrebbe essere rimasto tale e quale. Dipende ovviamente tutto dai voti già effettuati dai componenti dell’Academy.

Resta soltanto l’ultima delle principali categorie da prendere in esame, quella del Miglior Film Internazionale (già Miglior Film in Lingua Straniera). Diamo uno sguardo ai 5 principali contendenti a ottenere una nomination nella suddetta categoria.

Quo Vadis, Aida? (Jasmila Žbanić, Bosnia Herzegovina)

Paese: la Bosnia ha presentato nella storia degli Academy Awards 20 film. No Man’s Land di Danis Tanović ha vinto alla 74a edizione degli Oscar. Altri tre film di Tanović sono stati presentati dalla Bosnia senza ricevere alcuna nomination.

Premi: Quo Vadis, Aida? ha ottenuto dei premi internazionali ai festival cinematografici di Göteborg e Gerusalemme, premi del pubblico ai festival europei di Rotterdam e Les Arcs, nomination ai BAFTA per la regia e per film non in lingua inglese e una nomination per il miglior film internazionale ai Film Independent Spirit Awards 2021.

Questo capolavoro straziante della regista bosniaca Jasmila Žbanić (Il segreto di Esma) rivisita un periodo orribile della storia del suo paese che è stato a lungo (volutamente o meno) dimenticato, il massacro etnico di Srebrenica dell’11 luglio 1995. Il dramma storico è incentrato su una traduttrice bosniaca delle Nazioni Unite (l’attrice serba Jasna Djuricic) che cerca in ogni modo di proteggere la sua famiglia mentre i serbi si accalcano per l’esecuzione di massa. Nel corso degli anni, Žbanić, che vive a Sarajevo e che ha 46 anni, aveva sperato che qualcun altro avrebbe affrontato l’argomento, ma quando nessuno l’ha fatto, ha accettato di dirigere questo film. Mentre la maggioranza serba controlla ancora la narrativa del passato, questo film ha avuto un ottimo riscontro on demand mostrando a molte persone del paese cosa è realmente accaduto, evidenziando come un generale serbo spesso lodato si sia rivelato invece un brutale assassino.

Another Round (Thomas Vinterberg)

Paese: Danimarca. Nella sua storia ha ottenuto dodici nomination e due vittorie; la più recente è quella per In un mondo migliore (2010) di Susanne Bier.

Premi: Il film si è mostrato ai festival di Cannes, Toronto, Roma e San Sebastian. Ha conquistato i Danish Film Awards e gli European Film Awards ed è stato nominata ai Golden Globe, ai Critics Choice e ai Cesar Awards, oltre a ricevere quattro nomination ai BAFTA (attore, regista, sceneggiatura originale e film non in lingua inglese).

Mads Mikkelsen ritrova il regista Thomas Vinterberg dopo il successo de Il sospetto per questo dramma sulla crisi di un uomo di mezza età, insegnante di liceo che si unisce ai suoi amici intimi per iniziare un esperimento di alcolismo con lo scopo di ritrovare quella felicità ormai perduta. Nel 2019, Vinterberg ha lottato molto per realizzare il film dopo la tragica perdita della figlia diciannovenne Ida in un incidente d’auto, che aveva persino scritturato per recitare nel film. Il cast e la troupe, incluso lo scrittore Tobias Lindholm, lo hanno supportato mentre cercava di superare questo tragico lutto.

Dear Comrades! (Andrei Konchalovsky)

Paese: Russia. Nella sua storia ha avuto sette nomination (di cui due per Konchalovsky) e una vittoria nel 1992, per Sole ingannatore (1994) del fratello di Konchalovsky, Nikita Mikhalkov.

Premi: Premio Speciale della Giuria al Festival del Cinema di Venezia 2020; miglior regista al Russia Golden Eagle Awards; miglior regista al Chicago International Film Festival; nominaton ai BAFTA per il miglior film non in lingua inglese.

Il dramma diretto del regista ottantatreenne è ambientato durante le 24 ore della violenta repressione dei lavoratori in protesta a Novocherkassk nel 1962. Il film prende il punto di vista di una collaboratrice del partito sovietico, Lyudmila (la moglie di Konchalovskym l’attrice Julia Vysotskaya), che perde la figlia adolescente durante una sommossa. Con Dear Comrades! Konchalovsky ha voluto evocare una tragedia cinematografica incentrata su una donna in conflitto, ispirandosi al film russo Quando volano le cicogne.

Collective (Alexander Nanau)

Paese: la Romania è entrata una sola volta nella rosa dei candidati agli Oscar per miglior film internazionale grazie a Oltre le colline di Cristian Mungiu 2012.

Premi: European Film Award for European Documentary; Premio Golden Starfish all’Hamptons Film Festival per miglior film documentario; Premio della National Society of Film Critics per il miglior film in lingua straniera; Golden Eye allo Zurigo Film Festival per il miglior film documentario internazionale; Cinema Eyes Honors per il miglior film non di finzione.

Quando questa denuncia sul sistema sanitario rumeno ha ottenuto per la prima volta recensioni entusiastiche alla Mostra di Venezia, al Festival di Toronto e al Sundance, il regista Alexander Nanau non aveva idea che il film (finanziato da HBO Europa) fosse una sorta di anteprima riguardante molti paesi non preparati a far fronte alla pandemia di covid-19. In seguito al tragico incendio scoppiato in un night club in Romania, alcune persone cominciano a morire negli ospedali in cui erano state ricoverate, sebbene le loro ustioni non fossero gravi. Una squadra di giornalisti investigativi di un quotidiano sportivo rumeno entra in azione, per scoprire l’enorme corruzione del sistema sanitario e di altre istituzioni nazionali.

I’m No Longer Here (Fernando Frias)

Paese: Il Messico vanta nove candidature agli Oscar: cinque di Arturo Ripstein, due di A.G. Iñárritu per Amores Perros e Biutiful, una di Guillermo Del Toro per Il labirinto del fauno e una di Alfonso Cuarón. Il suo Roma è stato il primo film messicano a vincere l’Oscar per miglior film straniero.

Premi: vincitore di 10 premi Ariel tra cui Miglior Film e Regista; nominato ai Goya spagnoli; vincitore del Premio del Pubblico al Morelia Film Festival; nominato per il premio DGA come miglior regista esordiente.

Ambientato a Monterrey, Messico, e a New York nel 2011, il secondo film di Frías è stato sviluppato dal Sundance Screenwriters Lab, il laboratorio per gli sceneggiatori esordienti finanziato dal Sundance Festival. Il film, incentrato sul tema dell’immigrazione, vede protagonisti un cast di non professionisti guidati dall’esordiente Juan Daniel Garcia Treviño nei panni di Ulises, il capo carismatico di una banda di strada, i cumbieros, amanti della musica, che si imbattono in un cartello locale. Ulises fugge a New York, dove lotta per mantenere la sua identità culturale. Il team di Netflix ha convinto i potenti portavoce Guillermo del Toro e Alfonso Cuarón a sostenere il film.

Leggi anche: i possibili candidati come Miglior Film

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