fbpx
Connect with us
Nove perfetti sconosciuti

Amazon Prime Video

Nine Perfect Strangers: l’effetto placebo della Tranquillum House

Nine Perfect Strangers – i primi tre episodi già disponibili su Amazon Prime Video – concentra in un unico prodotto il classico giallo con un tocco di inquietudine profonda.

Tempo di lettura: 5 minuti

Dal 20 agosto su Amazon Prime Video sono disponibili i primi tre episodi dell’attesa miniserie estiva Nine Perfect Strangers, mentre gli altri cinque saranno rilasciati sulla piattaforma a cadenza settimanale.
La serie chiude il triangolo seriale che David E. Kelley aveva iniziato con Big Little Lies nel 2017 e proseguito con The Undoing – Le verità non dette nel 2020. Li accomuna la loro provenienza letteraria – Big Little Lies e Nine Perfect Strangers sono entrambi bestseller della scrittrice australiana Liane Moriarty -, il sodalizio artistico con Nicole Kidman e un’aura di mistero che avvolge costantemente i protagonisti e le loro storie personali.

Nove perfetti sconosciuti

Il rifugio terapeutico della Tranquillum House

Siamo quasi otto miliardi di uomini sulla terra, e si può dire con estrema certezza che chiunque, almeno una volta nella propria vita, si sia svegliato al mattino desiderando di poterla cambiare. Averne un’altra completamente diversa, potersi reinventare, tornare indietro per rimediare agli errori, o addirittura impedire a se stessi di commetterli nuovamente. Piccoli grandi desideri, quasi sempre celati o repressi, diversi e singolari per ciascuno, che tuttavia conducono tutti noi a formulare una sola domanda: ‘Come sarebbe se…?’

Sembra che la Tranquillum House, immersa totalmente nella natura, possa offrire le risposte di cui si è alla ricerca. Ogni sessione è scandita da un ritmo di dieci giorni durante i quali nove persone che non si conoscono tra di loro ritroveranno se stessi parallelamente agli altri. Ognuno è incatenato ai propri vizi e debolezze, schiavo delle insoddisfazioni, disposto ad incanalare tutte le energie per lavorare su di sé, ma farlo in solitaria. Al contrario, la chiave di volta dell’esperienza sembra essere proprio la comunicazione e, dunque, la comunione. Del potere della condivisione se ne fa portavoce Masha, che ha in gestione il posto ed incarna tutto ciò ai quale i nove aspirano: la serenità mentale.

Nove perfetti sconosciuti

Il concetto di guarigione non si sposa con quello di semplicità: è risaputo che per raggiungerla occorre scavare dentro di sé, nel profondo del proprio Io, e farlo famelicamente anche a mani nude. Sin da subito Marsha chiarisce che esploderà tanta sofferenza prima che possa esserci una vera ripresa. Ma gli ospiti sono schivi, bramosi di ottenere ciò che vogliono praticamente col minimo sforzo, quasi indignati di doversi mettere in discussione. Quanta reticenza e osteggiamento incontrano costantemente psicoterapeuti e psicanalisti durante il percorso di crescita del paziente, perché quest’ultimo non accetta di aver bisogno di aiuto. L’incorporea delicatezza della Tranquillum House invece, luogo quieto e senza turbamenti in cui si ha una totale libertà di scelta, è la componente ingannevole che spinge gli ospiti ad accogliere più facilmente l’aiuto, un placebo spaziale che con il poco e l’essenziale convince ciascuno che un cambiamento sia davvero in atto.

Nine Perfect Strangers, un tema-boomerang per lo spettatore

I primi giorni, tra sessioni di yoga ed esperimenti sociali, nasce e cresce il gruppo, trascinando simpatie, avversioni e grandi riscoperte. Risulta tuttavia spaccato in due grandi categorie: gli scettici incalliti e i disincantati cronici. A sostegno di questa scissione comportamentale, le storie personali di ciascuno di loro: la famiglia che perde un figlio/fratello; un matrimonio sfiorito e ormai poco nutritivo; un cinico omosessuale; una madre con problemi di rabbia repressa; una donna di mezz’età frustrata e insoddisfatta e un tossicodipendente alle prese con un evento infelice della sua vita mai elaborato. Ognuno, a seconda del proprio vissuto, accoglie in misura diversa l’esperienza.

Nove perfetti sconosciuti

Siamo difronte ad un amalgama di elementi umani variopinti e singolari, e per questo fortemente in contrasto gli uni con gli altri. La vastità di stili di vita, atteggiamenti, modus cogitandi, ci consente quasi sicuramente di rivederci, consciamente o non, in uno degli ospiti della Tranquillum House, ed è forse questo su cui può battere davvero Nine Perfect Strangers: riuscire in qualche modo ad entrare in sintonia con lo spettatore, consentendogli del tutto gratuitamente di attingere ad un bagaglio emotivo collettivo e fittizio – quello dei protagonisti – per dare l’avvio ad un processo di autoanalisi. Potremmo addirittura paragonare la miniserie al principio della stenoscopia che, attraverso la filtrazione della luce nel foro stenopeico, consente di riflettere un’immagine completamente speculare. La miniserie è la nostra personale camera oscura, mentre la nostra capacità di accogliere è quel foro: maggiore è il suo diametro, maggiore sarà la nitidezza dell’immagine.

D’altro canto, tuttavia, c’è un picco di sovrabbondanza nella sceneggiatura, che rende questa estrema diversificazione caratteriale posticcia e forzata: è praticamente impossibile che nove personalità tra le più disparate, narcisisti, depressi, vittime di meccanismi di difesa di rimozione e negazione, possano ritrovarsi nello stesso posto allo stesso momento. Per raggiungere il suo obiettivo la trama (che ricordiamo nuovamente essere tratta da un libro) ha dovuto forse rinunciare ad un po’ di verosimiglianza, ma se decidiamo che in fin dei conti è un aspetto che ci interessa poco perché sempre di una serie TV stiamo parlando, finiremo per godere della visione.

Nove perfetti sconosciuti

La spiritualità criptica di Masha

L’ininterrotta comunicazione verbale e prossemica degli ospiti della Tranquillum House ed il loro bruciante desiderio di guarigione non sono l’unica tematica di punta, e forse nemmeno la più importante. Fa da collante tra di loro Masha, diafana e fulgida ai loro occhi, ma tormentata e a tratti anche emotivamente smorta al chiuso delle sue stanze. Non ci sorprende tanto il fatto che chi aiuta a superare il dolore ne sia stato o ne sia ancora preda egli stesso – cosa che riesce a favorire l’empatia e l’identificazione nell’altro – quanto il fine ultimo dell’aiuto stesso.

La sincerità e il disinteresse dei propositi di Masha sono infatti macchiati dall’invadenza con cui osserva gli ospiti dalle telecamere o la dietrologia con la quale prepara i loro smoothie, molto probabilmente con sostanze poco ortodosse. C’è dunque un mistero da scoprire, un motivo da ricercare per spiegare comportamenti evasivi ed ambigui. Nine Perfect Strangers supera i suoi fratellastri minori Big Little Lies e The Undoing su questo fronte, condendo il classico giallo con un tocco di inquietudine profonda che a tratti, per chi lo ha visto, ricorda la surreale situazione del resort tropicale di Old, l’ultimo film di M. Night Shyamalan.

Impeccabile, come sempre, l’interpretazione di Nicole Kidman, che ancora una volta veste i panni di una donna enigmatica e dal vissuto travagliato. Ci si domanda, tuttavia, se la bravura inizi in qualche modo ad essere sopraffatta ed eclissata dalla ripetitività di ruoli da lei interpretati molto somiglianti gli uni agli altri. Indipendentemente da ciò, c’è da tenere in considerazione che, una volta iniziatane la visione, andrete fino in fondo per scoprire cosa si nasconde alla Tranquillum House.

Seguici sulla nostra pagina Facebook!

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti al nostro canale Telegram

Telegram

Seguici su Instagram

Loading...

Seguici su Facebook

Ultimi articoli

Leggi anche...

Dune Due Dune Due

Dune Due – la recensione del film di Denis Villeneuve con Timothée Chalamet

Cinema

La zona d'interesse La zona d'interesse

La zona d’interesse – recensione del film di Jonthan Glazer con Christian Friedel

Cinema

Wonka Wonka

Wonka – Recensione del film di Paul King con Timothée Chalamet

Cinema

Connect