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Tom Cruise in Magnolia

Cinema

Magnolia: il mosaico casuale della vita

Si conclude il nostro viaggio tra i film del 1999, anno magico del Cinema Usa. Pellicole che hanno influenzato il linguaggio cinematografico dei venti anni successivi. Magnolia è il simbolo perfetto di quell’anno d’oro: sfogliamone i petali uno per volta.

Tempo di lettura: 4 minuti

Succede. Può succedere. Sotto questo cielo. In questa gabbia di matti. Ammirando lo stesso orizzonte o dissetandosi alla stessa fonte. Succede, continuamente. C’è un filo rosso che tiene tutto. Volete chiamarlo Dio? Preferite chiamarlo Caso? Poco importa.

In quegli stessi giorni, in quello stesso anno in cui Lester Burnham veniva bagnato da una pioggia di petali rossi e Alvin Straight cominciava il suo viaggio per le sue strade perdute, sono successe parecchie cose. È opinione di questo umile narratore che queste stesse cose succedano, e continueranno a succedere sempre, in questa infinita recita che siamo costretti a mettere in scena ogni giorno.

Anime in pena, vigliacchi, cocainomani, peccatori, maschilisti beceri, malati terminali, frustrati, goffi, gretti, colpevoli, stronzi, cinici e insicuri. Sono i protagonisti di questa storia. Una storia di fine millennio in una America di fine millennio. Una Magnolia che dispiega generosa le sue foglie, in cui le individualità contano più delle responsabilità, e le colpe non sempre trovano castigo.

William H. Macy

Prendete ad esempio Jimmy Gator, è lui la prima foglia. Lo conoscete tutti, è un presentatore televisivo di grande successo. Sta morendo, ha un cancro alle ossa. E nonostante questo, sua figlia Claudia rifiuta di parlargli, non gli lascia avvicinarsi. Come mai vi chiederete voi? Nemmeno Jimmy è più in grado di dirlo, ostaggio dell’alcol e della malattia. Confessa i tanti tradimenti a sua moglie per lavarsi la coscienza, ma cosa è successo con Claudia proprio non lo ricorda, proprio non vuole ricordalo, proprio non riesce a ricordarlo. Ma lei sì, lei ricorda, lei non ha mai dimenticato. Nonostante tutta la cocaina, nonostante tutto l’alcol, nonostante tutte le serate passate a rimorchiare sconosciuti nei peggiori bar di periferia, Claudia non ha dimenticato le attenzioni speciali di suo padre per quella ragazzina che guardava alla vita con gli occhi pieni di un futuro che lui le ha portato via.

Ha da poco conosciuto un brav’uomo, un poliziotto, Jim. Ha tanta voglia che possa essere l’uomo arrivato a salvarla, che possa essere il Jim che le restituisca quella vita che quell’altro Jimmy, suo padre, le aveva strappato. Ma sente di mentirgli, non vorrebbe mentirgli. Lo sente vicino, lo sente simile. Vorrebbe non rivederlo mai più per rivederlo sempre, vorrebbe perderlo per sempre ora che sa di averlo trovato. E Jim non capisce, non può capire. Ha cercato Claudia dappertutto da quando ha divorziato. Ha provato con gli annunci dato che il suo lavoro non gli lascia molto tempo libero e invece è stato grazie al suo lavoro se ha conosciuto Claudia. Claudia e il suo vizio della musica troppo alta. Quello stesso giorno in cui ha perso la sua pistola ed è definitivamente diventato lo zimbello del distretto di polizia. Il giorno peggiore della sua vita è stato anche il giorno migliore della sua vita; l’inadeguatezza finirà; Claudia lo salverà, si salveranno insieme.

Julianne Moore in Magnolia

Prendete ad esempio Linda Partridge, bellissima foglia della nostra Magnolia, ha sposato per interesse un ricchissimo produttore televisivo, Earl Partridge. Non lo amava, lo ha tradito in tutti i modi in cui una donna può tradire un uomo. E ora che Earl sta morendo, ora che Earl sta soffrendo in quel letto, tra le amorevoli cure del suo fidato infermiere Phil, solo ora Linda capisce di amarlo. Il destino sa essere beffardo e crudele. E ora Linda non vuole tutti quei soldi che il testamento di Earl le attribuisce, e non vuole nemmeno che vadano al figlio di Earl, Jack. Tra I due non corre buon sangue, e non potrebbe essere altrimenti . Earl è stato un gran figlio di puttana durante tutta la sua vita, non c’era per sua moglie, non c’era quando è morta, non c’era per suo figlio e ci stupiamo se adesso lui lo odia e spera che muoia tra atroci sofferenze? Jack ha anche cambiato il suo nome tanto era il disprezzo per quell’uomo, ora è il celeberrimo Frank T.J. Mackey, sì proprio quello di “Seduci e Distruggi”, sì proprio quello di “Onorate il cazzo e domate la Fica”, sì proprio quello! Ma sotto quella scorza di ostentato cinismo e becero maschilismo c’è un uomo fragile, con mille scheletri, c’è la mancanza di una madre e di una famiglia, ci sono le mancanze di un padre. Non è più possibile tornare indietro, ne per Linda, ne per Earl, ne per Jack.

Prendete ad esempio Donnie Smith, Doddie “Quiz Kid” Smith, forse l’uomo più patetico mai visto sulla faccia della terra, forse l’uomo più dolce mai visto sulla faccia della terra. Bambino prodigio protagonista della trasmissione “Quello che sanno i bambini”, ingannato, usato, derubato dai suoi genitori della sua infanzia e delle sue vincite; desideroso solo di amare quel bel barista dal sorriso di metallo, di avere anche lui lo stesso sorriso di metallo per avere qualcosa che li leghi. Improvvisarsi ladro non riscatterà la sua inettitudine umana, ma forse quel poliziotto, Jim, che lo ha subito beccato ha davvero qualche buon consiglio da dargli.

Una scena di Magnolia

È probabilmente lo stesso destino che spetterebbe a Stanley Spector, una foglia giovane della nostra Magnolia, altro bambino prodigio della stessa trasmissione, star attualmente in gioco: maltrattato da un padre pappone, maltrattato da quei mostri dei suoi “colleghi” concorrenti, maltrattato dagli assistenti al programma, tutti vogliono da lui solo le risposte giuste, vogliono spremerlo più di quanto non abbiano già fatto, ma Stanley non è Donnie, Stanley non ci sta, Stanley si ribella, Stanley sa di avere la vincita e il proprio destino nelle sue mani e non ci sta, chiede rispetto, per la sua infanzia e per la sua intelligenza.

Non so cosa abbiano in comune queste storie. So che sono cose che succedono. Non c’è per forza un motivo, non dobbiamo per forza trovare una spiegazione, o forse si, c’è un motivo o quantomeno dobbiamo sforzarci di cercarlo, ricordandoci che siamo tutti sotto lo stesso cielo: quando piovono rane ci bagniamo.

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