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Cinema

Macbeth, Joel Coen decanta la tragedia attraverso la teatralità metafisica

Joel Coen omaggia non solo questo personaggio da sempre marchiato di secondarietà, ma decanta la grandezza e la potenza della donna in generale. Disponibile su AppleTv+

Tempo di lettura: 4 minuti

Nessuno avrebbe potuto immaginare di leggere il nome di Joel Coen, nei titoli di coda di un film, decomposto da quello di suo fratello Ethan. Eppure, con Macbeth (disponibile dal 14 gennaio su AppleTV+), il sodalizio cinematografico più longevo e prolifico di tutti i tempi – per motivi ignoti e molto probabilmente meno farraginosi e gravi di quanto crediamo – è stato temporaneamente parcellizzato. Joel Coen goes solo e lo fa con il l’adattamento di una delle più note tra le tragedie shakespeariane, dando vita ad un’opera che grida all’audacia artistica ma che, al contempo, si mantiene velatamente in linea con lo stile filmico dei fratelli.

La centralità del tempo nell’adattamento di Joel Coen

William Shakespeare non ha mai mancato di essere, per il panorama cinematografico, una Wunderkammer tematica da cui poter attingere, e anche con un ampio grado di scelta. Molto Rumore per nulla, Romeo e Giulietta, The King, O, La dodicesima notte sono solo alcune delle immaginifiche storie dello scrittore inglese che hanno visto la luce sul grande schermo, che siano esse trasposizioni fedeli e pedisseque o reinterpretazioni in chiave moderna. Macbeth non manca di certo all’appello: la versione di Joel Coen arriva dopo quella di Orson Welles (1948), Roman Polanski (1971) e della più recente di Justin Kurzel (2015).

Rispetto agli ultimi Macbeth – interpretati da due algenti e inossidabili Michael Fassbender e Marion Cotillard – Denzel Washington e Frances McDormand (moglie e musa del regista) sono molto più in avanti con gli anni – ci si potrebbe azzardare persino a dire anziani – sulla soglia di quell’età languida che scivola lenta e contemporaneamente pure troppo veloce, allontanandoli sempre di più dalla possibilità concreta di realizzare quei desideri, inizialmente ancora sopiti, di fama, potere e ricchezza, anche a causa dell’assenza di eredi. Non sorprende per nulla, dunque, la scelta dei due attori, con l’intento di Joel Coen di spingere sul concetto del tempo: un timing, quello dei Macbeth, sia interno che esterno.

I sensi di colpa che il protagonista prova, infatti, sono alimentati non tanto dagli atti stessi efferati di omicidio che, come una catena, perpetra ai danni del re Duncan prima e di tutti coloro che rappresentano un ostacolo pratico al raggiungimento del trono poi; è lo scorrere inesorabile del tempo che lo attanaglia in una spirale di rimorso, disperazione ed infine follia. Macbeth combatte inesorabilmente contro un nemico invisibile, rappresentato dal susseguirsi di momenti che lo proiettano costantemente verso il più roseo dei futuri, non smettendo mai di tenerlo ben incatenato al suo passato di misfatti e rimpianti.

La quarta Sorella Fatale

Ad annunciare a Macbeth del suo futuro regale sono le tre streghe interpretate da Kathryn Hunter, ma a spingere affinché riesca realmente a concretizzarsi è, tutto sommato, Lady Macbeth. Le Sorelle Fatali, infatti, non compariranno in seguito se non come allucinazione persecutoria del re, che identifica nella loro profezia la causa della sua rovina. La predominanza del personaggio interpretato dalla pluri-premiata agli Oscar Frances McDormand (ultimissimo riconoscimento fra tutti, Miglior attrice per Nomadland solo l’anno scorso) vuole raccontare, invece, tutt’altro: siamo dinanzi ad una donna potente (ed anche consapevole di esserlo), pragmatica, risolutiva, ambiziosa e soprattutto con un forte ascendente sul marito. E’ lei che coglie, interpreta e coltiva le segrete e troppo fragili aspirazioni del marito, così come è lei ad istigarlo e ad instradarlo all’operatività.

La Lady Macbeth di Marion Cotillard era una donna subordinata, remissiva, pavida, pietrificata dai sensi di colpa per non essere riuscita a generare un erede ed incapace di contenere la mutevolezza emotiva del marito. Nemmeno una volta, nell’adattamento d Joel Coen, traspare la fragilità del personaggio: c’è da chiedersi quanto di tutta la vicenda, effettivamente, dipenda dall’agire di Lady Macbeth. Avrebbe comunque tolto la vita al re, se la moglie non gli avesse suggerito di farlo? Avrebbe continuato ad uccidere, se la moglie non gli avesse dimostrato che era necessario per tutelare i propri interessi?

The Tragedy of Macbeth

Il regista omaggia non solo questo personaggio da sempre marchiato di secondarietà, ma decanta la grandezza e la potenza della donna in generale, un intento coraggiosissimo, se si pensa al solo fatto che al tempo di Shakespeare le donne non avevano facoltà di recitare ed i loro personaggi erano interpretati da ragazzini ancora in fase puberale. Lady Macbeth diventa, così, metaforicamente parlando, la quarta strega, ed il suo agire spregiudicato e sconsiderato trasforma una semplice tragedia scritta per la massa in un conflitto etico di gran spessore, uno spunto di riflessione per scorgere il brutto che sa nascondersi nel bello e viceversa.

Macbeth: tra teatralità e citazionismo

Proprio Frances McDormand, nel 2016, aveva suggerito al marito di dirigere un adattamento della tragedia al Berkeley Repertory Theatre di Los Angeles, ma lui non se la sentì e propose, di contro, un film. Il retrogusto teatrale, tuttavia, resta chiaro ed evidente: innanzitutto, nelle scelte puramente tecniche, come quelle del bianco e nero digitale (in alcuni punti fortemente contrastato) e del formato 1:33, due espedienti che comprimono lo spazio e il tempo del racconto desaturandolo di realismo e proiettandolo in un contesto diafano, sul filo dell’evanescenza.

La scenografia di Stefan Dechant è improntata completamente al minimalismo spaziale, al fine di preservare il senso dell’opera e fare in modo che lo spettatore abbia la percezione di vedere uno spettacolo dal vivo, e non un film. C’è chi ci ha rivisto nei suoi caratteri l’Espressionismo di Murnau, chi la metafisica di De Chirico, sta di fatto che il Macbeth di Joel Coen si è posto come obiettivo quello di distinguersi dalla massa, restando tuttavia molto fedele ai guilty pleasure della filmografia dei fratelli, che privilegia, da sempre, la murder story.

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Macbeth
trama: il film, adattamento cinematografico della tragedia omonima di Shakespeare, segue le vicende di Macbeth, fidato e fedele vassallo di re Duncan, al quale tre streghe profetizzeranno l’ascesa al trono, che lo stesso raggiungerà solo a seguito del compimento di una serie di atti efferati che lo porteranno lentamente alla follia e alla rovina.
regia: Joel Coen
sceneggiatura: Joel Coen
con: Denzel Washington, Frances McDormand, Harry Melling, Kathryn Hunter, Corey Hawkins, Brendan Gleeson
durata: 105 minuti
disponibile su: Apple TV +


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