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Amarcord al cinema con la Gradisca

Cinema

L’approccio al sesso in Amarcord e nella commedia sexy italiana

L’approccio al sesso nell’Amarcord di Fellini: la scena della confessione.

Tempo di lettura: 3 minuti

Correva l’anno 1973 e nei cinema uscì il nuovo film di Federico Fellini: Amarcord. All’epoca, Fellini era già Fellini: aveva vinto tre Oscar ed era senza dubbio il più importante regista italiano e uno dei più importanti a livello mondiale. Amarcord significa, semplicemente, “mi ricordo” in dialetto romagnolo e in effetti racconta dei ricordi di Fellini da giovane, a Rimini. Parlando di ragazzi in età puberale è naturale che nel film si parli anche di sesso o, meglio, delle prime esperienze sessuali dei ragazzi protagonisti.

Non si parla però del sesso agito, tipico degli adulti, ma di quello sognato, immaginato, fantasticato, tipico dei ragazzini. Esempio perfetto è la scena della confessione.

Titta si va a confessare, costretto dalla madre, e il parroco gli chiede: “Ti tocchi?” Parte quindi un monologo interiore in cui il giovane confessa al pubblico i motivi per cui “si tocca”: il seno della giunonica tabaccaia, l’insegnante di matematica, la festa di Sant’Antonio dove i ragazzi vanno per vedere i sederi delle donne del paese che si siedono sulle biciclette e poi la “Volpina”, inquadrata in primo piano piena di desiderio con Titta che confessa al parroco “Io non sapevo che si davano così i baci, con tutta la lingua che gira” e per finire la “Gradisca”. Titta confessa al pubblico di essere innamorato della “Gradisca” e di averla seguita in un cinema, di aver messo in atto un complesso cerimoniale di avvicinamento per sedersi di fianco a lei. Quando vediamo il giovane che si siede, la voce fuori campo dice “…e finalmente:” e il momento viene sottolineato dalla famosissima musica di Rota. Poi Titta mette la mano sulla coscia della donna: lei finge di non accorgersene, continuando a guardare il film. Poi finge sorpresa e gli dice, semplicemente: “Cosa cerchi?” e il giovane si sente umiliato. Non sappiamo il perché di quella frase o il suo significato perché non viene data nessuna spiegazione, ma è sufficiente per far capire che il giovane era completamente inesperto e non sapeva cosa fare e come comportarsi.

In realtà c’è un’altra inquadratura interessante, qualche minuto prima: il gruppo di ragazzi protagonisti va dietro al monumento della Vittoria ad osservare il sedere provocante di una statua e affermano di sognarlo anche alla notte.

Fellini ritrae in questo modo l’approccio al sesso negli anni ‘30, necessariamente voyeuristico. Nel ‘73 le cose non dovevano essere cambiate molto sotto questo aspetto, perché il pubblico comprese perfettamente il film e abbiamo conferma dell’approccio voyeursitico al sesso anche in altri film del periodo. Il ‘68 è passato da poco e l’anno prima era arrivato sugli schermi italiani “Quel gran pezzo dell’Ubalda, tutta nuda e tutta calda”, enorme successo di pubblico che lanciò Edvige Fenech nelle fantasie degli italiani, e il successo fu bissato l’anno successivo da “Giovannona Coscialunga disonorata con onore”. Naturalmente Fellini è su un altro pianeta rispetto a Sergio Martino o Mariano Laurenti ma ci dà testimonianza di come fosse l’approccio al sesso nel 1973. Oggi naturalmente, sia Fellini che i film con la Fenech ci sembrano terribilmente datati: troviamo quasi incomprensibile che ci si possa eccitare per il sedere di una statua, soprattutto a Rimini, dove basta spostarsi di pochi metri per vedere, sulla spiaggia, seni e natiche in quantità industriale. Senza contare che qualsiasi ragazzo con il cellulare oggi ha accesso a qualsiasi tipo di nudo e di perversione sessuale, ma sono stati 40 anni rivoluzionari, per il cinema e per i costumi della società.

La tabaccaia di Amarcord

In realtà, il successo planetario di Amarcord, trasformò anche la commedia sexy italiana che, come abbiamo visto, esplose proprio in quegli anni. Se nei primi film la Fenech (e nei successivi, le sue emule) compariva, sì, nuda, ma in campo aperto o consapevolmente, dopo Amarcord sarà tutto un florilegio di scene voyeuristiche: le donne spiate si moltiplicheranno a dismisura, nel cinema italiano. Del resto, come si poteva non imitare il più grande maestro del cinema mondiale? Ed ognuno lo imitava come poteva.

Ma, si diceva, Fellini rimane su un altro pianeta: mentre nella commedia sexy lo scopo era mostrare il seno di Edvige Fenech, in Fellini lo scopo di tutto è parlare delle persone; e lo fa con una precisione tale che il suo discorso è universale e attraversa il tempo. Perché se è vero che oggi le modalità di approccio e di conoscenza sono completamente diverse, è altrettanto vero che l’inesperienza dei giovani è identica e che gli adulti continuano a fantasticare sulla barista, la ragazza in difficoltà, o la signora sola al cinema e Fellini riesce a mettere tutto questo in una scena di pochissimi minuti con una naturalezza disarmante. E forse è per questo motivo che resta uno dei più grandi e importanti registi della storia.

2 Comments

2 Comments

  1. Sagremor

    16 Gennaio 2020 at 13:03

    “Amarcord significa, semplicemente, “mi ricordo” in dialetto emiliano..” Romagnolo, grazie

    • Francesco Binini

      16 Gennaio 2020 at 13:13

      Tecnicamente hai ragione e ho corretto. C’è da dire che tra l’emiliano e il romagnolo cambia poco, visto che anche qui in Emilia si dice allo stesso modo (o molto simile).

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