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The Blues Brothers

Anniversari

La Sala Grande del Palace Hotel in The Blues Brothers

Nell’anno in cui ricorre il quarantennale dall’uscita nei cinema americani, ricordiamo una delle scene più entusiasmanti deI film cult “The Blues Brothers”.

Tempo di lettura: 3 minuti

Il film si intitola The Blues Brothers e parla di due fratelli, esteticamente molto diversi, che di mestiere fanno i musicisti. I due si chiamano Jake (John Belushi) e Elwood (Dan Aykroyd) e sono in missione per conto di Dio. Durante il film li vediamo arrabattarsi per rimettere insieme la vecchia banda, sfuggire a diversi tipi di inseguitori, procurarsi strumenti, sopravvivere ad attentati, ma non li vediamo mai fare quello che dovrebbero saper fare: cantare. A questo punto qualcuno di voi starà storcendo il naso ricordando la scena al Bob’s country bunker in cui cantano la sigla di Rawhide. E’ vero: in quell’occasione li sentiamo cantare, ma non è una loro canzone. Lo fanno solo perché sono obbligati: non è il loro spettacolo, non è la loro musica e Jake è chiaramente contrariato dal doversi ‘abbassare’ a cantare musica di quel tipo. Gli altri numeri musicali del film non li vedono protagonisti ma sono rappresentati da altri grandissimi della musica blues: Aretha Franklin (Think), James Brown, Ray Charles (Shake a tail feather).

L’arrivo al Palace Hotel

E così si arriva alla Sala Grande del Palace hotel. I due fratelli sono inevitabilmente in ritardo e il pubblico è impaziente. A tappare per un po’ il buco ci pensa Cab Calloway cantando Minnie the mootcher con un meraviglioso numero anni ‘30. Poi, finalmente, i due fratelli arrivano. E’ sempre Cab Calloway ad introdurli sulla musica di I can’t turn you loose di Otis Redding. Mentre il resto della band suona i due arrivano sul palco, fanno una scenetta in cui Jake libera dalle manette Elwood che estrae così un’armonica a bocca da una borsa. Infine, con una capriola, Jake raggiunge il centro del palco, esattamente alla fine della canzone. Il pubblico in sala rimane in silenzio. E’ lo stesso sentimento che proviamo anche noi spettatori. “E adesso?” ci chiediamo. Jake e Elwood, due imbroglioni, mezzi criminali, saranno davvero in grado di fare un concerto?

Blues Brothers

In realtà questa domanda ce la poniamo noi oggi e forse se la posero gli spettatori europei (dove il film incassò più che in patria) del 1980, di certo non gli spettatori statunitensi che conoscevano già bene i personaggi di Jake e Elwood Blues in quanto protagonisti della popolarissima trasmissione Saturday Night Live e che avevano già pubblicato un album (doppio platino) due anni prima.

Il silenzio

Quei secondi di silenzio sono il tocco geniale di Landis: in quei pochi secondi si concentrano un grumo di aspettative ed emozioni impossibili da esprimere in nessun’altro modo. Nel silenzio c’è l’attesa, la tensione, l’adrenalina, la rabbia del pubblico. Ma c’è anche il tempo – principalmente per lo spettatore – di tirare tutti i fili del film, di chiedersi cosa succederà di lì a poco, di sghignazzare (perché la situazione è quantomeno ridicola) e anche di preoccuparsi un po’, perché alla fine noi per quelle due canaglie facciamo il tifo.

A rompere il silenzio e a togliere tutti dall’imbarazzo, ci pensa John Belushi: “One… two…, one, two, three, four” e la band parte con la famosissima Everybody needs somebody to love, poi diventata un grande classico e una delle canzoni più popolari e conosciute al mondo. E finalmente vediamo “i blues brothers” in azione: cantano, ballano, travolgono il pubblico che effettivamente impazzisce. Con ogni probabilità, la Sala Grande del Palace Hotel è il momento topico del film, anche se la storia non finisce certo lì, ma è quella che consacra il gruppo e che fa venire una gran voglia di sentire altri loro pezzi.

Le conseguenze

Consacrando il successo (modesto, in patria) del film, la scena della Sala Grande del Palace Hotel ebbe diverse conseguenze. Come prima cosa fece aumentare ulteriormente la popolarità di John Belushi, che fece in tempo a registrare un altro album con i Blues Brothers e recitare in un altro paio di film prima di morire di overdose. Dan Aykroyd si dedicò principalmente alla carriera di attore e fu scelto ancora da John Landis per Una poltrona per due.

Ma forse chi subì le conseguenze più particolari fu proprio il regista John Landis. Sebbene il successo di The Blues Brothers non fosse travolgente, Landis era comunque sulla cresta dell’onda. Il suo film successivo, uscito nel 1981, fu qualcosa di completamente diverso: Un lupo mannaro americano a Londra che ottenne un ottimo successo. Tra coloro che apprezzarono il film c’era Micheal Jackson che quando decise di realizzare un video per Thriller pensò proprio a Landis che era passato dal film musicale all’horror nel giro di un anno e Thriller riassumeva proprio quei due generi. Sappiamo bene come finì: il video ebbe un successo strepitoso e contribuì alle vendite (già ingentissime) del disco.

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