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Cinema

Un Sindaco del Rione Sanità a metà strada tra Martone e De Filippo

Il Sindaco del Rione Sanità è un tentativo riuscito a metà di attualizzare al cinema il teatro senza tempo di Eduardo De Filippo.

Tempo di lettura: 3 minuti

Fedeltà al testo o licenza di osare? Fino a che punto ci si può spingere nella rilettura di un capolavoro della letteratura senza peccare di oltraggio ai mostri sacri? Qualche spunto importante può fornirlo la visione de Il Sindaco del Rione Sanità, trasposizione cinematografica della celeberrima commedia di Eduardo De Filippo, già presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Non è la prima volta che una commedia di Eduardo arriva al cinema. Un gran pezzo della fortuna cinematografica della coppia Loren/Mastroianni è legato ad opere di De Filippo, magistralmente dirette da Vittorio De Sica, da Ieri, oggi, domani (1963) a Matrimonio all’italiana (1964). Martone però, che aveva già curato la regia teatrale del Sindaco del Rione Sanità nel 2017, porta al cinema una delle commedie forse più controverse dell’intera produzione di Eduardo, e decide di ambientarla nella Napoli dei nostri giorni.

Antonio Barracano è un criminale temuto e rispettato, un guappo del nuovo millennio. Quando Rafiluccio Santaniello lo informa di voler uccidere suo padre Arturo, Barracano viene coinvolto in una intricata vicenda tra padre e figlio, tra risentimenti e accuse reciproche.

Una scena tratta da Il sindaco del rione Sanità

Antonio Barracano è un malavitoso, un capo, un uomo che vive nella sua villa (abusiva) alle pendici del Vesuvio, un uomo cui tutti ricorrono per chiedere favori, per ottenere benefici, per avere giustizia. Lui, Don Antonio, amministra il suo impero, governa il Rione Sanità, stabilisce colpe, responsabilità e pene da pagare, in nome di una giustizia, di una legge e di un sistema di valori che trovano legittimità soltanto nelle sue parole e nei suoi voleri.

Qui si opera la prima, vera, grande cesura rispetto al testo teatrale: se infatti l’Antonio Barracano pensato e interpretato da De Filippo era un uomo di esperienza, che aveva vissuto l’ingiustizia sulla propria pelle e, tanto per sfiducia quanto per reazione, decide di fare giustizia con mezzi propri, la scelta di Martone di ringiovanire Barracano svuota il personaggio, delegittimandone le azioni.

Il Sindaco del nuovo millennio è quindi un malvivente compiaciuto, gode del suo potere e lo utilizza così come gode della sua impunità. A fare da contraltare a Barracano è il Dottore, medico clandestino, un po’ ostaggio e un po’ consigliere, sospeso tra la vergogna di aver disonorato il suo cognome e il desiderio, forse velleitario, di poter cambiare le cose.

Il sindaco del rione sanità

A suo modo, Barracano ha un altissimo senso dei valori familiari, ed è in nome di questi valori che si sente in diritto di poter risolvere la questione tra Rafiluccio e il ricco padre. Rafiluccio non riconosce in Arturo Santaniello il padre, vorrebbe ucciderlo; Arturo ha ripudiato suo figlio, vorrebbe diseredarlo.

Barracano, come in precedenza aveva nobilitato l’aggressione del cane alla moglie in quanto il cane stava solo esercitando il suo “mestiere”, legittima l’illeggittimabile, si riconosce in Rafiluccio e nel suo dilemma omicida; e poi, troppo forte è l’antipatia per quel panettiere arricchito, che gli mostra rispetto ma non si umilia, lo affronta, mantiene la propria dignità e lo invita a non invischiarsi in questioni che non lo riguarderebbero.

Gli esiti sono noti: Arturo, spalle al muro, impaurito, accoltella Barracano, il quale per evitare altro spargimento di sangue e salvaguardare la propria famiglia preferisce tacere e morire organizzando una cena con testimoni oculari. Qui troviamo l’altra grande cesura che Martone opera rispetto al testo originale: non c’è redenzione, non c’è pentimento, non c’è speranza, non c’è una nuova possibilità per il Dottore, che qui compie pedissequamente le ultime volontà di Barracano, accettando di falsificare il referto medico dichiarando la morte per attacco di cuore.

Martone rimane fedele al testo originale e in ciò risiede la sua principale forza, costruendo un film dalla struttura inevitabilmente teatrale. Le parti che non convincono sono appunto quelle legate ai cambiamenti introdotti: l’ambientazione contemporanea, il protagonista molto giovane, il piccolo ma dirimente cambio di finale.

L’impressione è che Il Sindaco del Rione sanità sia un film rimasto a metà del guado. Martone ha avuto forse troppo rispetto per il testo originale per operare una rilettura profonda e si è quindi limitato a piccoli cambiamenti che finiscono, al contrario, per snaturarne il senso.

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