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Cinema

Il grande imbroglio di Psyco

L’imbroglio di Hitchcock in Psyco: utilizza la scena finale per il suo colpo di scena. Aiutato da una lampadina che oscilla.

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Tempo di lettura: 3 minuti

Hitchcock era uno che di solito giocava pulito. Anzi, spesso riusciva a creare tensione grazie ad una certa complicità con il pubblico che aveva una visione globale della situazione, preclusa ai personaggi (Nodo alla gola, Il delitto perfetto). In altri casi, invece, il pubblico ha le stesse conoscenze dei personaggi (La donna che visse due volte, Intrigo internazionale). In Psyco Hitchcock, al contrario, gioca sporco, in pratica: imbroglia.

Noi sappiamo del personaggio della madre fin da subito: la vediamo in lontananza in una finestra, la sentiamo parlare, litigare con Norman e non abbiamo mai dubbi sulla sua esistenza. Con un gesto spudorato, Hitchcock ce la nasconde “in piena vista”, con la magistrale scena nella quale Norman sposta la madre in cantina. Non contento, inserisce anche un dialogo in cui si dice che la madre di Norman è morta suicida anni prima ma noi continuiamo a credere che la madre esista: del resto l’abbiamo “vista” (senza vederla mai!) in diverse scene, una migliore dell’altra.

In Psyco, Hitchcock gioca sporco

In realtà, bisogna ammettere che Psyco è un tale capolavoro che praticamente qualsiasi scena è magistrale: il primo, famosissimo omicidio con la citatissima “scena della doccia”, il secondo omicidio, il poliziotto e via dicendo.

Dicevamo che Hitchcock gioca sporco: si arriva al finale -vertice della tensione- con Lila Crane/Vera Miles che cerca la madre e finalmente apre una porta. La vediamo entrare nella stanza e rimanere stupita. Il controcampo è una soggettiva di Lila: vediamo la piccola stanza con una donna di spalle – sicuramente la madre – e una lampadina a occupare innaturalmente gran parte dell’inquadratura. Poi Lila avanza e in un ulteriore controcampo vediamo Lila che si avvicina alla madre e di nuovo la lampadina entra nell’inquadratura, occupando ancora una volta una parte considerevole dello spazio.

A questo punto Lila sfiora la spalla di madre che lentamente si volta e si rivela. E qui c’è il colpo di scena: la madre è una specie di mummia. Hitchcock ci da il tempo di vedere bene il primo piano, ma non ci da il tempo di ragionare e capire cosa succede. Stacca sul volto di Lila Crane che urla dallo spavento e ritira il braccio, colpendo la lampadina. E così, quella lampadina così ingombrante assume finalmente un significato, cominciando ad oscillare e cambiando continuamente l’illuminazione della piccola stanza. L’urlo di Vera termina e la musica di Bernard Herrmann entra in scena un attimo prima di Norman mentre la lampadina continua ad oscillare e la madre mummificata continua virtualmente a guardare la scena.

Vera Miles in Psyco
Vera Miles in “Psyco”

Su quella lampadina oscillante si potrebbe fare qualsiasi speculazione e leggere qualsiasi simbolismo. Oppure si potrebbe essere più prosaici e pensare che Hitchcock la utilizzò per aumentare ulteriormente l’orrore e lo spaesamento: cosa che, ovviamente, gli riuscì perfettamente.

Hitchcock quindi ci imbroglia, così come faceva nello stesso periodo, Agatha Christie, anche lei inglese. L’imbroglio viene rivelato nel finale, lasciando lo spettatore (così come Vera Miles) di sasso e con una scena al limite dell’horror che riesce davvero a dare i brividi per la maestria con cui è concepita e girata e quella lampadina che oscilla è un ulteriore colpo di genio che arriva nel finale di un film eccezionale.

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