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Una gita a Parma, capitale della cultura 2020

Immaginiamo una gita nella città capitale della cultura 2020: cosa vedere in città e cosa mangiare

Tempo di lettura: 6 minuti

Parma è stata nominata capitale italiana della cultura per l’anno 2020, vediamo quindi perché vale la pena visitare la città emiliana.

A Parma la cultura è di casa, da secoli. Si comincia con l’Antelami, in pieno medioevo, architetto e scultore, e si prosegue con Correggio e Parmigianino, nel Rinascimento, per poi arrivare a Verdi e a Toscanini e terminare con Attilio Bertolucci e suo figlio Bernardo. Se poi non vi bastano gli artisti, forse vi interesserà l’università, fondata nel 962, la più antica del mondo (Bologna è la più antica con attività continuativa) o il giornale cittadino, la Gazzetta di Parma, fondato prima del 1735, uno dei più antichi d’Italia. Andrebbe citato anche Bodoni, il famoso stampatore che lavorò appunto alla Gazzetta e inventò il carattere che da lui prende il nome.

Parma è una città per molti versi sorprendente: l’immagine più pubblicizzata della città è piazza Duomo, forse l’unica “veduta” possibile della città, gli altri tesori sono tutti “all’interno”.

Una gita a Parma

Immaginiamo, quindi, una gita nella città emiliana e cerchiamo di capire perché è stata selezionata come capitale della cultura. Arriviamo in città da nord e percorriamo via Garibaldi: all’improvviso si apre alla nostra destra una grande piazza, tenuta a prato, sulla quale si staglia l’enorme mole della Pilotta, ma per il momento la lasciamo da parte e proseguiamo fino al museo Glauco Lombardi. Non si può essere a Parma, e comprenderla, senza conoscere la Duchessa Maria Luigia d’Austria, amatissima dai parmigiani, tanto che sulla sua tomba, nella cripta dei cappuccini a Vienna, è sempre presente un mazzetto di viole di Parma. Torniamo sui nostri passi e svoltiamo a destra su via Melloni e imbocchiamo il vialetto alberato che si apre sulla nostra sinistra. Il vialetto termina in un parco pubblico molto raccolto e appena prima troviamo il teatro dei burattini della tradizione (se avete dei bambini è il posto ideale per farli divertire). Lì accanto, c’è uno dei gioielli di Parma, la prima sorpresa di questa gita.
L’edificio, esteriormente, è parecchio anonimo: si tratta infatti di un vecchio convento restaurato. Nel 1519, la badessa, Giovanna Piacenza, donna di grande cultura, decise di dare lustro ai restauri appena effettuati chiamando il Correggio ad affrescare una stanza. Ne uscì un capolavoro del Rinascimento maturo e una delle vette artistiche del Correggio che rappresentò sul soffitto un illusorio pergolato con putti e diverse figure mitologiche. Fu il primo grande successo del pittore. Nel 1524, però le abitudini del convento cambiarono e la camera venne chiusa nella zona di clausura e -sorpresa nella sorpresa- se ne perse memoria per oltre due secoli.

Usciti dalla camera di San Paolo vale la pena puntare direttamente al bersaglio grosso e dirigersi verso Piazza Duomo. Dal ‘500 ci si ritrova, in pochi passi, in pieno medioevo. La piazza infatti è contornata da edifici d’epoca chiusa tra il Vescovado (costruito attorno all’anno 1000) il Duomo (1100) e il Battistero (1200). Naturalmente, il Duomo spicca per la sua mole, l’alto campanile e la sua facciata antica, romanica con i due leoni stilofori che reggono il piccolo portico davanti al portale maggiore. Appena dentro ci si trova di nuovo sbalzati nel tempo: sebbene l’impianto dell’architettura sia romanico, le decorazioni sono rinascimentali. Ci si può perdere a leggere tutti i dipinti o guardare le diverse cappelle, ma il visitatore più frettoloso dovrà puntare sul transetto destro: salite le scale troverà, incastonata sulla parete, la Deposizione dell’Antelami, capolavoro di scultura medievale. Da lì, basterà alzare lo sguardo verso la cupola affrescata con l’Assunzione della Vergine, capolavoro assoluto del Correggio.

Battistero di Parma

Usciti dal Duomo è d’obbligo la visita al Battistero. Si tratta di un edificio singolare, con le sue logge architravate, ma ricchissimo di decorazioni e dai molteplici significati simbolici: ma la vera sorpresa, naturalmente, è all’interno. Lo spazio è diviso in sedici parti che dividono le pareti in spicchi ed è quasi impossibile tenere lo sguardo in basso perché i costoloni lo portano inevitabilmente verso l’alto. Sempre all’interno del Battistero sono conservate le statue dei mesi, altro capolavoro dell’Antelami.

Visitata la piazza conviene costeggiare il lato destro del duomo, superando il campanile e dirigersi verso l’Abbazia di San Giovanni, retrostante. Sebbene la chiesa non sia di grandissima rilevanza storica, vale la pena entrare per vedere la cupola. Se vi ricorda quella del vicino Duomo è perché l’autore è sempre il Correggio che la realizzò alcuni anni prima. Lì vicino, vale la pena dare un’occhiata anche all’antica Farmacia, risalente a prima del 1200.

Dall’Abbazia conviene puntare verso via Repubblica (magari passando davanti a Palazzo Sanvitale) e poi verso Piazza Garibaldi, centro della città (grosso modo è sullo stesso luogo del foro romano) dove spicca il palazzo del Governatore color giallo. Sì, Parma ha anche un colore: il Giallo Parma, appunto. Da Piazza Garibaldi dirigetevi verso Piazza della Steccata. La chiesa è interessante perché nell’arco trionfale si conserva un dipinto del Parmigianino. Da lì, bastano pochi passi per arrivare al Teatro Regio: uno dei teatri d’opera più importanti d’Italia dove ogni anno si tiene un festival dedicato a Giuseppe Verdi, il grandissimo compositore nato in provincia.

Ancora pochi passi e si ritorna in piazzale della Pilotta.

Teatro Farnese

La Pilotta venne costruita dai Farnese in più fasi: fu anche una reggia, ma oggi l’aspetto non è certo principesco, anzi: ha l’aspetto di una caserma, e sono anche evidenti le ferite lasciate dall’ultima guerra mondiale. Ma, come abbiamo già visto più volte, i veri gioielli sono all’interno.

Salendo lo scalone d’onore si accede direttamente al Teatro Farnese, una delle meraviglie più incredibili non solo della città, ma di tutto il Nord Italia. Ricostruito dopo le distruzioni dell’ultima guerra è identico a come doveva apparire al tempo della sua costruzione: interamente in legno e in materiali deperibili è emozionante da vedere almeno quanto è sorprendente. Si tratta inoltre di uno dei primi teatri a proscenio permanente.

Sempre all’interno della Pilotta si trova anche la Galleria Nazionale (oltre ad altri importanti musei) che conserva opere importantissime come la Schiava Turca del Parmigianino o La Scapigliata di Leonardo da Vinci.

Usciti dalla Pilotta potreste pensare di aver esaurito la visita della cittadina, ma non è così; le sorprese non sono finite: potreste attraversare il ponte sul fiume Parma e fare una bella passeggiata nel giardino ducale con le sue serre e i suoi palazzi, oppure potreste andare in piazza Ghiaia e da lì accedere al sottopasso dove, ancora una sorpresa, è conservato un antico ponte romano.

Cosa mangiare

Beh, adesso che avete visitato ogni angolo nascosto della città (ma ce ne sono parecchi altri, in realtà) avrete sicuramente fame. Dove e cosa mangiare? Prima di tutto, dovete sapere che mangiare a Parma è una cosa seria. Non per niente, oltre a capitale della cultura 2020, è città creativa Unesco per la gastronomia. Vi avverto: ci sono gastronomie in città che potrebbero rifiutarsi di servirvi se ordinate il piatto sbagliato!

Prosciutto di Parma

Parma è famosa nel mondo per il suo prosciutto crudo. Se non volete essere esposti alla gogna sulla pubblica piazza non osate chiedere semplicemente “del prosciutto”: il bottegaio si aspetta che specifichiate quanto stagionato lo volete e quale taglio preferite. E non osate rispondere “è lo stesso”!
L’altra specialità locale è il formaggio Parmigiano-Reggiano e anche in questo caso ci si aspetta che specifichiate la stagionatura: perché un formaggio invecchiato 12 mesi è appena considerato commestibile, quindi “da pasto”, uno di 36 mesi è invece adatto come condimento per i cappelletti in brodo. E guai a voi se li doveste chiamare tortellini!

In città poi confluiscono tutte le specialità che si realizzano o si raccolgono in provincia. Quindi troverete un florilegio di salumi: Culatello di Zibello, Fiocchetto, Spalla cotta di San Secondo, Spalla cruda di Palasone, salame di Felino e specialità come i funghi di Borgotaro, tartufo nero di Fragno e via elencando.

Insomma: di certo vale la pena fare una visita in città, tanto più che in questo 2020 di certo non mancheranno gli eventi per celebrare la città capitale della cultura che culmineranno nel tradizionale festival Verdi che si tiene a ottobre nel teatro Regio e in altri luoghi in città e in provincia (I lombardi alla prima crociata, Rigoletto, Macbeth ed Ernani le opere rappresentate).

1 Comment

1 Comment

  1. Tommaso

    25 Gennaio 2020 at 14:53

    Bellissimo articolo!

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