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Primetime Emmy Awards 2020

Serie Tv

Come sono andati gli Emmy Awards 2020

La 72esima edizione degli Emmy Awards, nel rispetto delle norme anti-Covid19, si è tenuta completamente a distanza

Tempo di lettura: 5 minuti

In un anno come questo 2020 in cui persino l’industria cinematografica ha risentito delle limitazioni imposte dalla pandemia, c’è stato bisogno di reinventarsi per mantenere continuità, costanza e persistenza nel piccolo meraviglioso mondo delle arti visive. Così, dopo 4 anni, Jimmy Kimmel torna a battere il suolo dei Primetime Emmy Awards come host della cerimonia in uno Staples Center tristemente ma a ragion veduta vuoto. La cerimonia si apre con uno spassionato monologo del presentatore alle cui battute si alternano, come al solito, riprese dell’audience composto da attori nominati e non. Ma poco dopo, quando Kimmel affronta l’argomento pandemia e la necessità di rispettare i protocolli di sicurezza, l’inganno è disvelato: le riprese risalgono ad edizioni precedenti. Un espediente generoso e allo stesso tempo geniale, che manda un messaggio fortissimo: ‘safety first’. Non è necessaria una sala gremita di persone per gioire assieme. Il concetto di distanza fisica, ora più che mai, è relativo. Il presentatore omaggia la televisione come quel disinteressato amico che ha saputo farci compagnia durante i necessari lockdown, e come dargli torto. Tirando avanti il più possibile, le reti televisive hanno continuato a mandare in onda serie e programmi, fino a quando le riprese degli stessi non hanno dovuto interrompersi. La cerimonia ha saputo, in queste condizioni estreme (cui si sono dovuti già conformare precedentemente i BAFTA’s for Television e gli MVA’s), adattarsi ad una realtà virtuale e non tangibile che, tuttavia, non ha privato l’evento del brio e della goliardia che lo hanno sempre caratterizzato.

Host Jimmy Kimmel - Primetime Emmy Awards

I vincitori degli Emmy 2020: serie tv

Con il prepotente Game of Thrones fuori dai giochi per il primo anno –già ampiamente vincitore di ben 4 Emmy come miglior serie drammatica– gli altri prodotti televisivi hanno potuto tirare un sospiro di sollievo e concorrere davvero per la vittoria.

Succesion conquista il premio per questa categoria sgomitando tra prodotti di altrettanta qualità. Rispettivamente per la terza e quarta volta The Crown e Better Call Saul si vedono sottrarre la vittoria per un soffio, ma anche Killing Eve, che si è dimostrata estremamente versatile nel cambio di guardia degli executive producers, dispone di tutte le carte in regola per guadagnare la fama che le spetta di diritto. La storia di Succession è incentrata sulle vicende della famiglia Roy, guidata dal patriarca ottantenne Logan Roy -fondatore di una mega compagnia internazionale- e sulla necessità di trovare il successore adeguato per la stessa. Succession si impone prepotente anche come miglior regia (Andrij Parekh) e come miglior attore in una drama series (Jeremy Strong –che ritroveremo a breve anche ne Il processo ai Chicago 7, in uscita su Netflix a ottobre 2020).

A mio avviso del tutto inaspettata (e non meritata? Qui sarei di parte se rispondessi) la vittoria di Zendaya come miglior attrice in una serie drammatica, Euphoria. La titubanza nasce in parte dal fatto che la serie affronta delle tematiche trattate già in tutte le salse –uno spaccato sulle vicende di una liceale diciassettenne alle prese con la dipendenza da droghe- in parte per le altre concorrenti in lizza. I personaggi interpretati da Jodie Comer e Sandra Oh –rispettivamente Villanelle ed Eve in Killing Eve hanno vissuto una crescita sbalorditiva nel corso dei soli 8 episodi della terza stagione, ma venendo da un giro fortunato –proprio la Comer ha vinto l’anno scorso come miglior attrice mentre nel 2019 la Oh ha portato a casa un Golden Globe nella stessa categoria- la doppietta era poco possibile. Un po’ di amarezza per Olivia Colman (The Crown) che raccoglie la staffetta da Claire Foy (la giovane regina Elisabetta nelle prime due stagioni), la cui vittoria nel 2018 fa ben sperare per la Colman – la rivedremo il 5 novembre su Netflix, con una quarta stagione che si preannuncia esplosiva ai massimi livelli.

Nella categoria della comedy piovono a catinelle le nominations per Schitt’s Creek, che raggiunge quota 8. L’anno scorso quest’ultima aveva fatto capolino agli Emmy’s con sole 3 nomination, nessuna delle quali consentì tuttavia alla serie di portare a casa la statuetta. Ma si sa bene come funziona nel mondo della televisione: una buona pubblicità, un corposo passaparola, lo sbarco su una piattaforma streaming (Netflix US) ed inaspettatamente si decolla. La serie canadese, nata dalla duplice mano di Levy padre e figlio, riesce a mantenere le aspettative di questa edizione sbancando in 7 categorie: miglior comedy, miglior attore ed attrici –protagonisti e non- miglior regia e miglior sceneggiatura. La serie è ormai alla sua sesta stagione ma in Italia, dove ancora non ne è stato compreso il potenziale, risulta del tutto inedita.

Eugene and Dan Levy - Schitt's Creek
Eugene and Dan Levy – vincitori come miglior regia in una comedy series

I vincitori degli Emmy Awards 2020: le miniserie

Nella categoria delle miniserie la favorita della serata era Watchmen, con il maggior numero di nomination dell’edizione, ben 11. Regina King, già in forma per aver vinto nel 2018 con Seven Seconds e l’Oscar come miglior attrice non protagonista (2019 – Se la strada potesse parlare) vince di nuovo come miglior attrice protagonista, mentre gli altri tre premi riguardano la miglior sceneggiatura, il miglior attore non protagonista e la miglior miniserie. Un fiasco rispetto alle aspettative, un buon risultato rispetto alla effettiva qualità del prodotto. Mark Ruffalo, agli esordi sul piccolo schermo, vince come miglior attore con I know this much is true – in onda su Sky Atlantic da martedì 22 settembre. Molti puntavano sulla vittoria di Paul Mascal di Normal People ma purtroppo l’anonimato gioca un ruolo troppo grave come deterrente alla vittoria. Per Unorthodox, già all’epoca del suo lancio su Netflix, aleggiava una reale possibilità di essere candidata: i temi trattati, quelli della frustrazione e della reclusione nel circoscritto mondo della rigorosa comunità chassidica di NY- non potevano passare inosservati. Purtroppo il cavallo vincente di questa corsa era un altro, ma riesce a farsi spazio almeno nella categoria miglior regia di una limited series.

2020 Primetime Emmy Awards

Rispetto all’edizione scorsa questa di ieri dei Primetime Emmy Awards è risultata molto disomogenea in tema di assegnazione dei premi, con le spodestanti vittorie di Schitt’s Creek. Vittorie inaspettate, vittorie meritate ma non quanto lo sarebbero state altre, attori ed attrici che tornano a casa nuovamente con la bocca asciutta. Questo non è niente di nuovo. Con lo slittamento di riprese e produzione in questo primo semestre dell’anno c’è da scoprire cosa nel 2021 riuscirà ad arrivare in TV e guadagnarsi le nomination ai prossimi Emmy Awards.

Qualora non l’aveste già fatto, vi consiglio vivamente la visione di qualche serie TV tra quelle nominate ai Primetime Emmy Awards: Killing Eve, Normal People, The Crown, The Marvelous Mrs Maisel e Little Fires Everywhere.

L’intera cerimonia delle premiazioni della 72esima edizione dei Primetime Emmy Awards su Youtube.

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